Regia di Fernando di Leo vedi scheda film
Due bambini vengono rapiti fuori da scuola: uno è il figlio di un imprenditore edilizio (James Mason), l'altro il figlio di un meccanico (Luc Merenda) che cercava di salvare il compagno. Il riscatto è di 10 miliardi e, per convincere l'imprenditore della serietà della situazione, i rapitori non esitano ad ammazzare il secondo bambino. Il padre di quest'ultimo, disperato e senza fiducia nelle istituzioni, decide di farsi giustizia da solo...Nella semplice sinossi sono evidenti gli altrettanto semplici, quando non schematici, vettori narrativi: l'opposizione cittadino ricco/proletario (e la conseguente conclusione "che la giustizia non è uguale per tutti"), burocrazia/azione, interesse economico/giustizia; la vendetta; l'impotenza delle istituzioni. Tutto è altamente prevedibile e trasparente, spesso banalizzato da dialoghi francamente improponibili e poco supportato da una recitazione che non rende affatto credibili i personaggi, spesso ridotti a mere funzioni narrative (non credo intenzionalmente). Mason è evidentemente spaesato e imbolsito, Merenda fa del suo meglio ma i risultati sono poco lusinghieri (ma si riscatta nelle scene più movimentate, specialmente in motocicletta). Tuttavia Di Leo conosce il mestiere e ci regala una prova registica abbastanza misurata (soprattutto alla luce degli standard del periodo), molto buona, ancora una volta, nelle sequenze d'azione (si vedano gli inseguimenti). L'aspetto migliore della pellicola rimane l'accompagnamento musicale di Bacalov, molto ritmato e incalzante, l'unico aspetto di La Città Sconvolta in grado di rendere, almeno parzialmente, il dolore e il desiderio di vendetta che dovrebbero essere i principali vettori attanziali del film. Qualche citazione dal Kurosawa di Anatomia di un Rapimento. La battuta migliore del film, nella sua "immediatezza", tocca a Luc Merenda: "se la merda avesse un valore, i poveri nascerebbero senza buco del culo".
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