Regia di Fernando di Leo vedi scheda film
Sceneggiatura che parte in un modo piuttosto blando, seppur senza suscitare noia, con frecciate scoccate dagli sceneggiatori (Di Leo e il veterano Ernesto Gastaldi) alla legge (rea, all’epoca, di non bloccare i capitali dei parenti delle vittime di sequestro) e soprattutto a un certo tipo di classi sociali (accusate di trattare anche sulla pelle dei propri figli e sempre a discapito dei poveri). Ne emerge un'anima di sinistra, tanto da fare dei rapitori non dei semplici delinquenti ma gli stessi uomini dell'alta finanza che poi cadono vittima dei ricatti. Di Leo, coadiuvato da Gastaldi in sceneggiatura, opera un interessante ribaltamento della situazione. Si viene infatti a innescare un tentativo di estorsione a danno degli stessi estorsori, pur se mascherante il vero senso dell'azione che è la vendetta.
Seconda parte action e coinvolgente, sulla falsa riga dei revenge movies. Finale ricco di sparatorie e inseguimenti. Simpatica la caratterizzazione del commissario napoletano, il quale tuttavia riveste un ruolo di contorno nella vicenda (come tutta la polizia del resto). Più convincente del solito Luc Merenda (forse in una delle sue migliori performance), bravo Caprioli, non entusiasmano invece tutti gli altri (anzi, in più di uno sono proprio mediocri). Bruttina la fotografia, adeguata la colonna sonora di Bacalov (di riciclo da Milano Calibro 9). Anche se Di Leo ha fatto molto di meglio, ci troviamo al cospetto di un’opera abbondantemente sufficiente. Consigliabile agli amanti del genere. Voto: 7
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