Regia di Fernando di Leo vedi scheda film
Come spesso succede in questi (sotto)prodotti del cinema nostrano, il vero protagonista di La città sconvolta: caccia spietata ai rapitori non è tanto l'attore principale (Luc Merenda, gigione belloccio e per nulla incisivo); non è nemmeno il regista (Fernando Di Leo, probabilmente il migliore del filone truce-poliziesco che imperversava in quegli anni nei nostri cinema: ma l'azione ed il sangue non sono ai livelli di altri lavori simili e quindi Di Leo non può divertirsi altrettanto); il vero perno del film è piuttosto la colonna sonora di Luis Bacalov, sempre indiscutibile nei suoi puntuali commenti, piccole rapsodie progressive colme di pathos. Vittorio Caprioli è la star della pellicola ed aiuta a risollevare un minimo la piattezza della storia, davvero imbarazzante e per giunta disseminata di falle logiche su cui occorre sorvolare solo perchè quantitativamente ingestibili; bravo è comunque Di Leo a dilatare la tensione, concentrandola quindi in una manciata di 'punti salienti' o scene madri (l'inseguimento motocicletta-auto per le scalinate del centro del paesino). Uno dei tanti film del genere, che prendevano spunto dalle pagine della cronaca nera dei quotidiani (vedasi per l'appunto il titolo), ricordato dal regista come probabilmente il primo sul tema del rapimento. Come d'uso nel genere, inevitabile è la morale negativa e sfiduciata nello Stato e nelle istituzioni (forze dell'ordine in primis). 4,5/10.
Rapimento a scopo di riscatto: dieci miliardi vengono chiesti ad un industriale per liberare suo figlio. Ma il bambino è stato rapito insieme ad un amichetto, figlio di un meccanico, che nulla c'entrava. E che prontamente, appena l'industriale rifiuta di pagare, viene ucciso. Il meccanico decide per la giustizia privata.
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