Regia di Amir Naderi vedi scheda film
Anello di congiunzione tra 2001: Odissea nello spazio e Il Cavallo di Torino. In tensione tra luce e buio; tra attesa ed ossessione; tra terra e cielo; tra orizzontale e verticale; tra vecchio e nuovo; tra ricordi e speranze; tra passato e futuro.
In sostanza, per tutto ciò detto finora, Acqua, vento, sabbia risulta essere un miracolo. Un miracolo che crea il cinema, il percorso-cinema. Che porta avanti il cinema. Che squarcia il cinema-tutto. Lo dilata. Lo (cor)rompe una volta per tutte. Infrange lo schermo. Creando, definitivamente, un rapporto materiale, corporeo, concreto col mezzo cinematografico. Perennemente un cinema in tensione, pronto a migrare, a salpare, a saltare; un cinema che spinge, che scava verso la ricerca di se stesso; del proprio potenziale.
Ecco perché la sua poetica non è semplicemente "cinematografica", ma è "cinema". Un cinema costantemente, appunto, al centro. Un cinema, quindi, la cui missione è quella di trovare spazio e consistenza.
Acqua, vento, sabbia non è un'odissea nello spazio, ma uno spazio nell'odissea.
Acqua, vento, sabbia, non è un'opera che si distingue dal cinema, ma è cinema.
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