Regia di Amir Naderi vedi scheda film
L'arsura e la desolazione fatte film. Un vento polveroso e corrosivo, impetuoso ed impietoso, sferza lo schermo, e raschia via i colori e le forme della vita, tramutando gli animali in carcasse, gli oggetti in fossili e gli uomini di passaggio in sagome offuscate e tremolanti. In questa pellicola la morte ha la veste impalpabile dell'aria e il dolore è arido ed asfittico come un turbine di sabbia. Amir Naderi ritrae un'umanità vagante - senza patria, resa irriconoscibile dalla tempesta, e ridotta a sgualciti brandelli di famiglie e di villaggi – che si è persa in un deserto di sassi e sterpi bruciati, in cui non c'è dialogo né amore, e l'unico bene rimasto, ormai raro e preziosissimo, è l'acqua. Questo film riesce a dare voce all'agonia, e a far parlare il nulla, perché il vento, incessante, in sottofondo, riempie il vuoto di un fruscio ininterrotto che stordisce. "Acqua, vento, sabbia" sacrifica alla sua geniale poetica entrambi gli elementi portanti della cinematografia: l'immagine è velata e indistinta, il suono è solo un rumore monotono e costante. Una storia che colpisce e, allo stesso tempo, confonde i sensi, come la patina opaca ed il freddo stridore di un vetro graffiato.
Naderi introduce il tema della ricerca disperata e solitaria, condotta tra l'indifferenza della gente in transito, destinato a diventare il filo conduttore della sua trilogia ambientata a Manhattan.
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