Regia di Robert Bresson vedi scheda film
MUBI
La triste epopea di Balthazar, animale mite comprato da cucciolo al figlio di un proprietario terriero, poi affidato alla sua amica del cuore, che a sua volta lo rivende ad un ubriaco ma se lo ritrova dinanzi dopo svariate vicissitudini, diviene lo strumento perfetto per raccontarci, più che la storia del povero animale, quella del volgare e bieco contorno umano che lo circonda.
Da un racconto di Dostoevskij, Robert Bresson trae uno dei suoi film più rigorosi e perfetti, che se già negli anni '60 evocava la presenza in una società volgare, violenta e approfittatrice, negli anni attuali dei falsi-messia che predicano l'uguaglianza sociale dai loro piedistalli dorati e a prova di like, diviene l'emblema perfetto in cui identificare un vero, puro messaggero di giustizia divina che, in terra, non avrà mai luogo e che indentifica nello sguardo liquido e rassegnato del povero animale, un senso di disagio e di rassegnazione verso una razza umana dominante e prevaricatrice.
Un Messia che torna in terra e trova inadeguato materializzarsi in un essere umano che per quanto umile e diseredato, non riesce più a rappresentarlo. L'asino che ubbidisce paziente e soprattutto rassegnato, anche quando le richieste della classe sociale dominante si rivelano contraddittorie ed impraticabili, è più che mai la condizione che caratterizza oggi, più ancora che nei '60, molte vite di chi cerca di restare aggrappato ad un sistema economico-sociale frenetico ed incongruente che ormai tutti riteniamo insostenibile, ma che ci vede costretti ad aggrapparcisi per non restare isolati e ridotti ad una indigenza che annienta l'orgoglio e la volontà di opporsi.
Per questo, ora ancora più che alla sua uscita, Au hasard Balthazar è un capolavoro attuale che sconcerta e procura lancinanti dolori di natura emotiva nello spettatore in grado di coglierne l'infinito dilemma; dolori non meno lancinanti di quelli fisici a cui è sottoposto il povero animale.
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