Regia di Robert Bresson vedi scheda film
...alla fine del film ci si vergogna di appartenere al genere umano....
Alla fine del film ci si vergogna di appartenere al genere umano, molto meglio Balthazar, un asino buono che con i suoi placidi occhi guarda e subisce tutte le brutture dei suoi padroni.
Balthazar nasce in una famiglia in cui c’è la bella Marie, una ragazza silenziosa e introversa, che si affeziona al piccolo asino. Appena nato viene “battezzato” con un rituale contadino che lascerebbe pensare ad un migliore futuro per la creatura.
Invece Balthazar passa da vari padroni ma non dimentica né è dimenticato da Marie. Subirà tutto il male del mondo quasi che ogni padrone impersoni un vizio capitale ed in questo, come dice Ezio nella sua recensione, il film ha “la semplicità di una parabola evangelica”.
E’ un film fuori dal tempo e di conseguenza non ne risente gli effetti rimanendo, nel suo genere, un’opera che parla direttamente al cuore dello spettatore. Non avevo mai visto niente di Bresson e mi sembra un grande regista con idee molto personali che rendono unico il suo film e in qualche modo mi ha richiamato la regia di Straub e del primo Pasolini..
Alcune osservazioni sul film le ha date dopo la proiezione il direttore dell’istituto culturale francese e poiché sono molto interessanti riporto qui quanto mi ricordo.
Bresson è un regista che odia gli attori professionisti e di conseguenza un film con un asino protagonista era l’estremizzazione di questo concetto. Ha una tecnica di realizzazione del film riduttiva, eliminare tutto il superfluo, nelle immagini e nei dialoghi. I dialoghi sono pochi e le parole sono dette senza enfasi e senza alcuna emozione.
E’ un film che non si dimentica
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