Regia di Giuseppe Orlandini vedi scheda film
Innanzitutto partiamo dal titolo,"Il clan dei due borsalini" rievoca o parodizza le pellicole "polar" dei 70 come "Il clan dei siciliani" o "Borsalino",furoreggianti sul grande schermo dell'epoca.Era inevitabile seguire il "trend" del periodo, con Franco e Ciccio marionette parodistiche molto in voga in quegli anni.Ma vedendo il film si ha la netta sensazione della "scissione" tra titolo e trama.Magari ci aspetteremmo di vedere i due siculi nei panni di spie o criminali dal nome storpiato in un voluto "francesismo",oppure burattini provenzali o poliziotti "parigini".Nulla di tutto questo,il titolo vive di una "luce propria" indipendente dal resto della storia,c'è molto piu' dei "Soliti Ignoti",piuttosto che Delon,Melville e Gabin.Franco Franchetti è un 37enne sui banchi di una scuola media,la sua frequentazione fuori tempo massimo è dovuta ad un piano per svaligiare una gioielleria attigua alla scuola.Di notte guardiano di una villa ottocentesca,Franchetti ha una doppia vita e fa il professore di borseggio,scippo e scasso con relativa squadra di "allievi" scalcagnati.Poi c'è il professor Ingrassini,insegnante di scuola media,uomo integerrimo che da ripetizioni a Franchetti, il quale usa un avvenente cognata per sedurre Ingrassini.Il colpo alla gioielleria si fara',tra equivoci,disastri,"fantasmesse" e giochi farseschi.Il cinema da "mestierante" è quasi l'imperativo categorico di film cosi',una struttura semplice e modesta,conformata su misura sul duo palermitano.Franco e Ciccio fanno il loro dovere in un suggello di doppi sensi,"scemitudini" e gag da oratorio.Il film pero' regge abbastanza bene,si ride di gusto in diversi tratti,sopratutto nell'assistere alle "lezioni" di Franco.Il suo personaggio è ispirato ampiamente al Dante Cruciani (Toto') dei "Soliti Ignoti".La regia di Orlandini è quella di una ruspante arte da cinema con ovvi intenti parodistici.Non si puo' pretendere la luna da questo film,ma bisogna solo accomodarsi e lasciarsi coinvolgere da un duo d'indubbio talento mimico ed espressivo.Una comicita' antesignana da buffone di corte o da teatrino dell'antica Roma,Franco e Ciccio ci sanno fare nel compito di far ridere,nell'autenticita' di facce gommose evocanti lo stile unico del principe Toto',e in alcuni casi le loro recitazioni hanno un espressivita' da buoni attori drammatici.La pecca è pero' quella di un copione incolore,di uno spessore modesto,una riproposizione stereotipata e strabusata di una commedia o film da vecchie glorie italiche(in questo caso).Da sottolineare la presenza di un Lino Banfi quando non era ancora tale e si chiamava Pasquale Zagaria,col riportino d'ordinanza ed un irresistibile slang pugliese.Il Banfi che sara' è uno degli "allievi" di Franco,membro di una disgraziata "lobby" di "criminali" da strapazzo,di quelli che solo una certa commedia italiana ha saputo far entrare nella leggenda......
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