Regia di Claudio Ripalti vedi scheda film
Il film é avvolgente sin dalle prime inquadrature per l'ottima fotografia - capace di dare rilievo plastico al paesaggio, alle colline, alle rocce sempre presenti a perdita d'occhio. Lo splendore del Montefeltro incanta creando un forte contrasto con le atrocità che vi si consumano.
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Film coraggioso e di grande forza espressiva. Narra una vicenda lontana nel tempo ed anche dimenticata – ma capace di suscitare sconcerto anche oggi per i numerosi tratti di inquietante attualità.
Una storia vera, ambientata nelle Marche del 1860: una “terra di mezzo”, insieme al Lazio, all’Umbria e alla Romagna, governata dallo Stato della Chiesa e destinata - con l'unità d'Italia - ad avvertire i Piemontesi come usurpatori.
Terenzio Grossi - esasperato dai soprusi dei padroni - mette insieme un manipolo di sbandati pronti a tutto. Si macchiano di efferati delitti ai danni dei potenti del territorio, sostenuti dal popolo allo stremo che li appoggia.
La forza pubblica si incarna nel volto del Prefetto, corrotto e meschino, indifferente alla legge, che usa il raggiro e l'inganno.
Solo un Brigadiere dei Carabinieri Reali si impegna con lealtà e coraggio a catturare la Banda Grossi perché abbia un giusto processo. Scoprirà anche lui l'arroganza del potere che patteggia, tradisce, tanto da impressionare quanto le nefandezze dei banditi.
Terenzio Grossi e il Brigadiere conservano, ciascuno a suo modo, un proprio rigore fino alla fine.
Il film é avvolgente sin dalle prime inquadrature per l'ottima fotografia - capace di dare rilievo plastico al paesaggio, alle colline, alle rocce sempre presenti a perdita d'occhio. Lo splendore del Montefeltro incanta creando un forte contrasto con le atrocità che vi si consumano.
L'organizzazione dello spazio, la disposizione dei personaggi nelle inquadrature, è sempre molto curata sia nelle lunghe carrellate che nei primi piani.
Il rilievo plastico è evidente anche nei piani ravvicinati in cui due personaggi si trovano uno in avampiano - immobile e frontale - mentre l'altro é di quinta per poi uscire dall'inquadratura.
Una scelta stilistica ricorrente.
La cura della prossemica è notevole perché sottolinea, stabilisce relazioni, è vettore di senso.
Il montaggio ha una sua musicalità nella giustapposizione delle sequenze.
Si stenta a credere che gli Attori siano dei Giovani alle prime esperienze. Forse si può ascrivere a questo certi accenti a volte teatrali. Al cinema occorre soprattutto togliere.
Camillo Ciorciaro è uno straordinario Terenzio Grossi per il controllo dello sguardo e della postura. Recita con il corpo.
Indimenticabili inoltre gli sguardi degli Attori di rara intensità che la macchina da presa cattura: sguardi di fuoco - dove s'inscrive la rabbia, la paura, la fierezza.
Infine una musica, splendida che – sempre al momento giusto – sottolinea l'azione e ci ricorda il tutto!
Daniela Niccolini – già docente di Storia e Critica del Cinema all'Università di Urbino – 9.10.2018
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