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Jumpman

Regia di Ivan I. Tverdovsky vedi scheda film

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La recensione su Jumpman

di alan smithee
5 stelle

CINEMA OLTRECONFINE

Denis è stato abbandonato in fasce nella botola appositamente prevista per accogliere infanti, presso un istituto di accoglienza per minori. Lo ritroviamo sedici anni dopo, intento a fare da epicentro ai divertimenti di gruppo, sfruttando una sua congenita allarmante caratteristica fisica che lo rende insensibile al dolore.

Per questo il ragazzo viene curato nell'istituto, ma la cosa non gli impedisce di sfruttare questa sua caratteristica per restare al centro dlle attenzioni tra i suoi coetanei.

Il giorno in cui la sua giovane madre si ripresenta per riprenderselo, Denis è al settimo cielo. Ma la donna, giudicata inidonea dall'organizzazione che tutela i minori abbandonati, dovrà mettere in atto una fuga dal collegio per portarsi via quel figlio a suo tempo disconosciuto.

Galvanizzato dalla possibilità di abitare in un appartamento, di avere finalmente una camera tutta per lui, il ragazzo soprassiede a valutare ciò che sono i reali propositi della madre, che intende sfruttare la insensibilità corporea del figlio per utilizzarlo come scudo umano da lanciare contro auto di lusso per poi estorcere un lauto risarcimento.

Per la regia sempre in movimento del russo Ivan I. Tverdovsky, Jumpman si appropria di una trama seducente che trasforma, almeno sulla carta, il protagonista in una sorta di supereroe senza superpoteri e senza possibilità di cambiare l'anomalia che lo caratterizza, utile solo a fini criminosi o per garantire un pubblico ludibrio tra compagni.

Tuttavia il film sembra non andare oltre l'illustrazione di due mondi antitetici: quello organizzato, forse un po' statico ma rassicurante, dei centri giovanili utili a dare un futuro ai molti giovani che nascono senza prospettive né una famiglia disposta a mantenerli, e quello della malavita e della corruzione, che sa come adescare le sue prede, invischiandole in percorsi senza ritorno che segnano le loro vittime a vita.

Il film osa spingersi verso situazioni al limite dell'incesto, ma manca di effettivi congrui approfondimenti che riescano a scavare un po' più a fondo in una vicenda trattata con troppa veemenza cronachistica, piuttosto che con una sincera sensibilità d'intenti.

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