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Il clan dei Barker

Regia di Roger Corman vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Il clan dei Barker

di maghella
8 stelle

Kate Barker viene stuprata dai 2 fratelli più grandi quando è solo una ragazzina, a nulla valgono le sue richieste di aiuto al padre per essere salvata dalla violenza, anzi, il padre stesso dice alla figlia di lasciare sfogare i fratelli, che è il sangue stesso che lo richiede. Questa iniziale violenza fa fare alla giovane un giuramento a sé stessa, che la guiderà per il resto dei suoi giorni: “avrò solo figli maschi, e loro daranno la vita per me ed io darò la vita per loro”. Kate avrà in effetti 4 figli maschi da un marito benevolo e succube della moglie e completamente ignorato dai ragazzi, che crescono viziati e privi di qualsiasi regola.

Shelley Winters

Il clan dei Barker (1970): Shelley Winters

Siamo alle porte della grande crisi degli anni ‘20 del secolo scorso, in Missouri, la gente di campagna vive lontano dalle grandi città sognando una ricchezza che è altrettanto lontana. Dopo una violenza dei figli ai danni di una giovane vicina, Kate decide per proteggerli da eventuali arresti, di abbandonare casa e marito, per cominciare una nuova vita in cui poter avere finalmente quello che lei pensa le sia dovuto, a qualsiasi costo. Iniziano così le vicende malavitose della famiglia Barker, Kate “Mà” Barker diventa una vera e propria capobanda, in cui organizza rapine a mano armata nelle banche istigando i figli a compiere omicidi e quant’altro serva per ottenere i propri scopi. I rapporti tra madre e figli è sempre più malato, la donna infatti tiene legata a sé i suoi 4 ragazzi con attenzioni morbose, mischiando incesto e fanatismo religioso. Questa formula deviata sembra funzionare per i loschi interessi di “Mà” Barker, fino all’arrivo di un ex compagno di cella del terzo figlio e di una prostituta che si lega al primogenito (e prediletto di Kate) che in qualche modo cominciano a contaminare il legame famigliare. Quando il figlio minore muore per un'overdose, inizia la fine per il clan Barker. Un’incursione dell’FBI nel nascondiglio dove si erano nascosti pone fine ai loro giorni dopo una sanguinosa sparatoria. L’ultima a morire è naturalmente “Mà” Barker, che fino alla fine impugnerà il fucile per difendere la sua famiglia, così come aveva giurato all’inizio della storia.

Shelley Winters, Robert De Niro

Il clan dei Barker (1970): Shelley Winters, Robert De Niro

Nel 1970, a 44 anni, dopo aver praticamente dettato le regole per il cinema horror gotico (e non solo) americano per oltre un decennio, ecco che Roger Corman si cimenta in un film violentissimo e di un valore socio politico veramente notevole. Corman lascia i castelli e le atmosfere tipicamente horror e fantastiche, per immergersi in una storia tratta da eventi realmente accaduti all’inizio del secolo, caricando la figura di “Mà” Barker di una doppia valenza: quella di vittima iniziale che diventa carnefice. “Mà” Barker capisce subito l’importanza che ha come madre e capofamiglia, emargina completamente il marito, prende lei le redini della famiglia diventando per i figli non solo la madre, ma anche l’amante, l’amica e quasi una figura divina. Corman decide di descrivere l’orrore di un’amore malato, deviato dalla violenza subìta che diventa suo malgrado una violenza di rivalsa verso la società ostile. “Mà” Barker pretende una vita ricca che la possa ripagare di tutti gli abusi ricevuti in passato, una vita in cui lei e i suoi figli possano regnare senza dover seguire nessuna legge se non quella dei Barker. Corman si concentra su realistici quadri familiari dell’epoca. Essendo il film ambientato negli anni ‘20, ed essendo Corman del 1926, non mi viene difficile credere che il regista statunitense abbia arricchito dal proprio bagaglio culturale alcune vicende narrate, così ben descritte nei dettagli.

Shelley Winters, Robert De Niro, Clint Kimbrough, Robert Walden, Don Stroud

Il clan dei Barker (1970): Shelley Winters, Robert De Niro, Clint Kimbrough, Robert Walden, Don Stroud

A rendere il film impeccabile è la presenza di Shelley Winters nei panni di una scatenata “Mà” Barker. La Winters si cala completamente nel personaggio, donandole quella dose di follia e spregiudicatezza che non lascia spazio a tenerezza o ad altro. “Mà” Barker/Winters è incapace di vedere il mondo senza i suoi figli accanto a lei, la sua mente e le sue capacità vacillano nel momento in cui altri si insinuano nel suo clan, lei è convinta che solo i suoi consanguinei possano essere degni del suo amore: l’unico insegnamento malato imparato dal padre e dai fratelli che avevano abusato di lei. La lettura politica vien da sé. Un giovane Robert De Niro è il quarto figlio di “Mà” Barker. Nonostante la bravura del giovane De Niro, e di tutto l’intero cast, è davvero difficile non levare gli occhi dall’immensa Winters, che (in questo caso) diventa veramente il capobanda del film, della storia, dell’immaginario e di tutto quello che si può pretendere dal mondo cinematografico.

 

Curiosità:

La banda Barker e “Mà” Barker sono realmente esistiti. Kate “Mà” Barker ha capeggiato la banda dei suoi figli fuorilegge tra il 1920 e il 1935, senza però (a quanto sembra) mai partecipare alle rapine che lei organizzava. Kate “Mà” Barker è morta durante la sparatoria che ha visto uccidere i suoi figli il 16 gennaio del 1935.

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