Regia di Alexis Michalik vedi scheda film
"Ma quando sono solo con questo naso al piede che almeno di mezz' ora da sempre mi precede
si spegne la mia rabbia e ricordo con dolore che a me è quasi proibito il sogno di un amore;
non so quante ne ho amate, non so quante ne ho avute,
per colpa o per destino le donne le ho perdute
e quando sento il peso d' essere sempre solo
mi chiudo in casa e scrivo e scrivendo mi consolo, ma dentro di me sento che il grande amore esiste, amo senza peccato, amo, ma sono triste
perchè Rossana è bella, siamo così diversi, a parlarle non riesco: le parlerò coi versi,
le parlerò coi versi..."
(Francesco Guccini, Cyrano)
A piccoli passi mi addentro nelle sale di Palazzo Diamanti tra le magnifiche tele di Sargent, Degas, Monet, De Nittis e naturalmente di Giovanni Boldini, il "fotografo" del Jet set parigino. Mi sembra di sentire lo scalpiccio dei cavalli e il vento frusciare tra gli alberi del Bois de Boulogne. La nobildonna ammicca, con pudore, dietro la veletta che le copre il viso incipriato e le labbra color carminio. Il blu cobalto dell'abito, coperto, in parte, da un cappottino nero, è uscito da un affresco di Beato Angelico. L'uomo che le sta accanto passeggia, elegantemente, sfoggiando con classe un cilindro nero ed un bastone dal manico di giada mentre le ghette gli proteggono le scarpe di cuoio dalla polvere del selciato. Entro in un salotto dove le dame della nobiltà francese sono ritratte dal "ferrarese" in abiti alla moda in pose poco ortodosse che conferiscono una vitalità estrema all'immagine. Mi aspetto che quelle donne mi facciano cenno di sedermi nello stesso loro sofà o buchino la tela per andarsene chissà dove. Il mio sguardo è attirato da un prezioso volume di Marcel Proust, si trova esposto vicino ad un paio di tele che ritraggono famose attrici del teatro francese. Pare che la Contessa Elisabeth Greffulhe, che Boldini ritrae nella sua bellezza e imponente personalità, sia stata musa ispiratrice dello scrittore parigino. A lei si ispirò per il personaggio della contessa Oriane de Guermantes. Quel libro, rinchiuso nella teca di vetro, è dedicato alla famosa attrice francese Sara Bernhardt che ne fu proprietaria... Sara Bernhardt... Ritorno con la testa alla sala. Ma non è più quella della Mostra. Mi trovo tra le poltroncine, nel buio di quella cinematografica, davanti alla bizzosa attrice che declama i propri versi. È lei a dare il là a "Cyrano, non amour" del regista francese Alexis Michalik. È lei ad interpretare "La Princesse lointaine" del poeta Edmond Rostand, un'opera in versi che viene massacrata dalla critica e che decreta la fine della carriera del ventisettenne autore parigino. Due anni dopo, al ritorno dall'America, è sempre Bernhardt a mettere Rostand nelle mani di Benoît-Constant Coquelin che gli propone un sodalizio dal quale nasce un successo insperato: Cyrano de Bergerac. Il film è il racconto romanzato della creazione di un mito omaggiato dal regista nei titoli di coda attraverso le immagini delle più famose pellicole dedicate allo spadaccino di Guascogna. La prima pellicola risale agli inizi del 900 pochi anni dopo il debutto a teatro del Cyrano di Coquelin. Poco prima Rostand entra in una sala insieme all'amico Volny e resta ammaliato dalle 'immagini in movimento" proiettate per il divertimento della povera gente. Rostand ne predice un roseo futuro a discapito del teatro. Rostand dimostra fiuto ma nella Francia di fine '800 il teatro rappresenta il bel mondo, il luogo in cui le ricche signore del Boldini esibiscono i loro vibranti copricapi e le paillettes che adornano sfarzosi abiti da sera, come il "rosso" di Miss Bell; abiti così audaci che spesso Boldini è costretto a vendere a collezionisti i quadri che mariti furiosi non ammettono nelle proprie maison. Quelli indossati dalle prostitute giunte a riempire la sala alla prima di Cyrano ne sono un esempio. Perché quella sera senza le ragazze del "pollaio", gestito dagli impresari teatrali stessi, gallerie e platea sarebbero mezze vuote. Poco dopo arriva anche il pubblico meno colto a riempire gli spalti del teatro attratti dal passaparola e dalla risate fragorose che giungono dall'interno del Théâtre de la Porte Saint Martin. Rostand ha messo in piedi uno spettacolo unico grazie alla propria musa ispiratrice, una giovane sarta di cui si è invaghito l'amico Vorly ma che segretamente è innamorata dell'autore del quale declama i versi con trasporto. È Jeanne la Rossana di Rostand. È lei la causa di tanto struggimento. Michalik filtra il dramma di Cyrano e ci restituisce un back stage ricco di divertimento, che trasuda spavalda ironia dalle crinoline e dalle parrucche di un'epoca che raggiungeva il massimo splendore. Senza pretese storiografiche ma basandosi su un testo sincero ed ironico Michalick ci ripropone la Belle Époque tra vedute di Parigi e telecamere che si addentrano nei meandri del teatro. Michalick lascia, infine, lo spettatore in preda al desiderio di leggere una poesia o assistere ad un vero spettacolo. Bravissimi gli attori mentre la scena finale dello spettacolo "en plein-air" rompe i confini fisici del palcoscenico uscendo prepotente come un atto d'amore verso il teatro. La finzione si fa realtà come nel ritratto di Madame Charles Max che raccoglie con una mano le sottane in movimento e sembra uscire dal dipinto pregando Boldini di tenderle una mano e accompagnarla claudicante tra le vie di Parigi.
"Io tocco i miei nemici col naso e con la spada, ma in questa vita oggi non trovo più la strada. Non voglio rassegnarmi ad essere cattivo,
tu sola puoi salvarmi, tu sola e te lo scrivo:
dev' esserci, lo sento, in terra o in cielo un posto dove non soffriremo e tutto sarà giusto.
Non ridere, ti prego, di queste mie parole, io sono solo un' ombra e tu, Rossana, il sole,
ma tu, lo so, non ridi, dolcissima signora
ed io non mi nascondo sotto la tua dimora
perchè oramai lo sento, non ho sofferto invano,
se mi ami come sono,
per sempre tuo, per sempre tuo, per sempre tuo... Cirano"
(Francesco Guccini, Cyrano)
Cinema Teatro Santo Spirito - Ferrara
http://www.palazzodiamanti.it/1629/boldini-e-la-moda
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