Regia di Alexis Michalik vedi scheda film
Il film è bello, ma sarebbe bellissimo se non fosse macchiato da tre topiche madornali, tre cadute di stile imperdonabili. La prima è il dialogo sotto al balcone tra Lé0 Volny, Edmond Rostand e Jeanne D'Alcie, la seconda, forse la peggiore perché si trascina per tutto il film, sono i due produttori che sono doppiati in dialetto napoletano, e la terza è il modo in cui Jean Coquelin diventa tutt'a un tratto un attore provetto, un episodio di una volgarità particolare, e questo detto che chi è tutto meno che bigotto. Il regista ha dichiarato ripetutamente di essersi ispirato a "Shakespeare In Love", ma nessuno voleva finanziargli il film, così dopo un bel po' di tempo ha realizzato un musical, e sulla base del successo di questo sono arrivati i soldi per girare la pellicola. A parte le tre gaffe, il resto è anche pregevole, in particolare la fotografia di Giovanni Fiore Coltellacci e la sceneggiatura. Di vero nel film c'è pochissimo, giusto l'anno, il 1897 e il successo enorme che ebbe la rappresentazione, con venti minuti di applausi e gli attori portati in trionfo per le strade di Parigi alla fine della prima, e questo è il motivo per cui alla fine la narrazione può generare commozione vera, perché questo è esattamente quello che accadde. Ma si sa, la vita a Parigi in quegli anni della Belle Epoque è sicuramente uno dei momenti più felici che l'umanità abbia vissuto.
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