Regia di Giorgio Tirabassi vedi scheda film
La libertà non porta fortuna a Nello e Rufetto, maldestri rapinatori di mezza età usciti dal carcere dopo quattro anni di detenzione. Il primo vive in un sottoscala, nel quale la sua unica compagnia è un vecchio televisore che trasmette documentari sul passato; vorrebbe una donna, ma, o a causa della condizione di vita, o a causa di un'eccessiva irruenza, non riesce a conquistarne. Il secondo, sposato con una donna che lo ama nonostante tutto, e con un figlio in età scolare, vive in casa ed a carico dei suoceri, sempre più esasperati. Quando sono insieme, essendo preclusa loro, sia per il loro passato, sia per i tempi difficili, ogni possibilità di guadagnarsi da vivere onestamente, passano il tempo progettando un colpo che permetterà loro di fare il "grande salto", ovvero risolvere i problemi economici e acquisire un maggior rispetto nel mondo della malavita. Dopo alcuni fallimenti, entrano in contatto con il crimine organizzato, che affida loro un compito all'apparenza semplice. Ma la malasorte, che da sempre li perseguita, si accanisce contro di loro. Sono costretti a nascondersi, braccati da delinquenti veramente pericolosi; Rufetto, inoltre, perde la famiglia, che prende le distanze per evitare ulteriori guai. Nello, essendo stato influenzato dai documentari sulla mitologia classica visti in precedenza, si convince dell'esistenza di un fato avverso e della necessità di una sorta di espiazione. Per lui ci sarà anche di peggio. Nonostante situazioni, un lieto fine posticcio, e, qua e là, toni narrativi tipici di una commedia, il film è drammatico. I protagonisti, personaggi abituati al crimine per sopravvivere, ma non d'indole malvagia, non hanno successo. E' quasi penoso vedere come tutti i loro tentativi di effettuare il "grande salto" finiscano per naufragare, non solo a causa delle loro, evidentemente scarse, capacità, ma anche per una cattiva sorte che si scatena, impietosa, contro di loro, dando il colpo di grazia proprio nel momento in cui i due, rimasti senza alcun sostegno, si sono recati in pellegrinaggio presso un luogo sacro sperduto sulle montagne di quello che sembra l'Abruzzo. In tale frangente, là dove le persone guariscono, Nello rimane cieco - in spregio a tutte le sue teorie circa i vantaggi dell'"ingraziarsi" il fato - e Rufetto si trova ad essere unico sostegno al suo amico, altrimenti solo al mondo. Quale può essere, al netto della poco attinente sequenza finale, il senso di ciò ? Pare che il regista voglia comunicarci che il destino non è altro che una serie di casualità sulle quali qualunque azioni umana può non avere il minimo effetto. Se così fosse, non mi sembra un concetto particolarmente profondo. Se, dal punto di vista dei contenuti, non ho particolarmente apprezzato il film, sono rimasto contento della caratterizzazione dei personaggi e della loro interpretazione. Rufetto (Giorgio Tirabassi) e Nello (Ricky Memphis) sono due uomini ai margini, privi di qualsiasi credito da poter vantare per reintegrarsi nella società, resa più chiusa dai difficili anni della crisi, e non tanto "cattivi" e determinati da poter far parte del mondo della malavita organizzata; abbandonati da tutti, finiscono per scoprire di avere comunque una ricchezza, l'amicizia che li lega. L'ambientazione è una classica periferia romana semiabbandonata, ma il regista non disdegna riferimenti a quanto vi è a est della capitale; Rieti e la regione abruzzese. Un discreto film che immaginavo diverso, ma ho trovato interessante fino alla fine.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta