Regia di Giorgio Tirabassi vedi scheda film
Di formazione Proiettiana, Giorgio Tirabassi è uno di quegli attori che negli anni d’oro del cinema italiano avrebbe fatto faville, idem Ricky Memphis. Appartengono a quella tipologia di interpreti e di caratteri empatici e duttili sia alle corde recitative drammatiche che da commedia. Dal neoneorealismo di Marco Risi e Ricky Tognazzi degli anni novanta fino alle fiction targate Valsecchi, passando per il gioiello “L’ultimo capodanno”.
Ne “Il grande salto” la storia dei due rapinatori maldestri è un modo come un altro per raccontare una storia di perdenti all’italiana divisa in due parti: la prima sulle schermaglie tra Rufetto e suoceri, con un terzo poco gradito ospite e la sfiga quale condizione di vita. La seconda come fuga dal presente, in cerca di un riscatto, di un miracolo rovesciato. Ritratto di una piccola Italia che ricorre al “Divino amore” di felliniana memoria per poter avere una speranza nel domani. In mezzo malavitosi che fanno sul serio, amore per la famiglia, l’amicizia virile come asse portante. La grande svolta avviene alla fine ed è racchiusa nella battuta di Nello: “Prima c’era l’oscurità, ora c’è la luce”.
Film d’attori in cui spiccano Gianfelice Imparato, Salvatore Striano, Roberta Mattei, i cammei di Valerio Mastandrea e soprattutto un grande Marco Giallini che sta ‘na favola quando non deborda. Tirabassi è coerente con la sua maschera sgualcita, asciugata da una certa guasconeria che lo ha talvolta avvicinato a mostri sacri come Manfredi. Qui appare teso e preoccupato, causa regia che si lascia apprezzare nel complesso. Il duetto sulla spiaggia con Nello è il momento alto della pellicola. Memphis vince ai punti la sfida ideale perché il suo personaggio stringe il cuore e lui ci aggiunge quel tocco di umanità che ti conquista immediatamente.
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