Regia di Andres Muschietti vedi scheda film
Il male di un passato ormai lontano è destinato a tornare. Sembravano sentirselo, ognuno dentro di sé, quei ragazzini sopravvissuti al concentrato di malvagità che ha scelto di apparire, nella fantasia delle vittime prescelte, sotto forma di pagliaccio ghignante dalla dentatura acuminata e micidiale. Un essere in grado di sconvolgere infanzie altrimenti improntate verso una serenità di fondo invece irrimediabilmente compromessa. Sono trascorsi ventisette anni da quando la minaccia spinse il cosiddetto "Club dei perdenti" a giurarsi solidarietà in caso di un eventuale ritorno del maligno negli anni avvenire. Dopo quel giuramento, ognuno ha preso la sua strada e nessun contatto è stato mantenuto tra di loro.
La morte di un giovane omosessuale, pestato a sangue e reso oggetto di pubblica gogna da parte del solito branco intollerante e manesco, ma giustiziato da qualcosa di ancor più puramente malvagio e fine a se stesso, spinge quell'eterogeneo gruppo di individui ormai sulla soglia dei quaranta, a riunirsi nel paesino ove tutto inizio, sollecitati dal solo elemento tra essi restato in città. Lo scopo di costoro, sarà quello di fare in modo di ricacciare il male nei meandri di una dimensione che pareva averlo definitivamente bloccato e compromesso.
Muschietti procede lungo un turbinoso avanti e indietro nel tempo per arricchire e sfaccettare i suoi protagonisti, accomunandoli di un incubo infinito che ha colorito e sconvolto le relative esistenze in modo quasi sempre irrecuperabile. Ma il film, pur forte di alcuni momenti di tensione, appare inevitabilmente troppo lungo e avvolto nei suoi stessi incubi, per riuscire davvero ad avvincere almeno quanto avveniva nel primo, a tratti galvanizzante, episodio. La minaccia rappresentata dal ghignante Pennywise diventa pertanto una costante sin troppo generica e fine a se stessa per restare interessante e viva.
Nel film pertanto - una volta scandita e ritrovata nei singoli adulti, la personalità dei bambini abbozzata in modo convincente nel primo episodio - l'emozione rischia davvero di latitare, sbiadita lungo un vortice un po' confuso di eventi che non riesce nemmeno tanto a mantenere quel senso di tensione che il romanzo di King era invece, nonostante la lunghezza, in grado di assicurare.
L'autore del romanzo si rende peraltro protagonista di un ruolo-cameo di antiquario, che risulta gradevole e pertinente, mentre tra gli interpreti destinati a prendersi cura della staffetta rilasciata loro dai giovani validi protagonisti del primo episodio, nessuno pare eccellere veramente, nemmeno nomi di grosso temperamento come James McAvoy o Jessica Chastain.
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