Regia di Neil LaBute vedi scheda film
Tragicommedia sulle debolezze e frustrazioni del "sesso forte", schiacciato dalle gerarchie professionali ed incapace di tenere testa alla complessa psicologia femminile. La mascolinità umiliata ed offesa decide di adottare l'abuso come sfogo, la prevaricazione come rivincita, la volgarità come divertimento, il cinismo come recupero di una male intesa virilità, a cui si aggiungono l'inganno e la doppiezza come prova di abilità. Tuttavia, la finzione troppo elaborata e coinvolgente si trasforma, ben presto, in un gioco delle parti a doppio taglio. Una sceneggiatura accurata e realistica descrive la parabola di un progetto che parte con prepotenza ed impeto, e poi sfuma nella goffaggine e, infine nel dramma sentimentale. La trama è ben congegnata, ma, anziché valorizzare la comicità dell'equivoco e gli aspetti grotteschi del sadismo, preferisce, non si sa come, afflosciarsi su di un vittimismo senza carattere, da emozioni deluse e sogni traditi. Così l'amarezza, che, all'inizio, poteva sembrare il punto di forza della storia, finisce per risucchiarne tutta l'originale energia, e la cattiveria rimane lì appesa a mezz'aria, come un inutile e immotivato artificio. Del tutto fuori luogo l'abbozzo di sentenza morale appiccicato in chiusura. Un'opera nata da un lavoro diligente, ma guidata con mano malferma e insufficiente convinzione.
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