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The Rhythm Section

Regia di Reed Morano vedi scheda film

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La recensione su The Rhythm Section

di mck
5 stelle

Per il Profeta e per il Profitto.

 

 

Reed Morano, dopo le due buone prove di “MeadowLand” e “I Think We're Alone Now” e le regìe di alcuni episodi di “Halt and Catch Fire” e “the Handmaid’s Tale”, inserisce per l’occasione il pilota automatico gestendo la trasposizione del romanzo di partenza di Mike Burnell, operata dall’autore stesso, sfornando in quasi totale anonimia [spiccano un long take e un piano-sequenza, entrambi di circa 2’50’’: un corpo a corpo Blake Lively (the Town, Savages, Café Society) vs Jude Law (Gattaca, eXistenZ, A.I., Closer, Contagion, Side Effects, Grand Budapest Hotel, Vox Lux, A Rainy Day in New York, the Young/New Pope) e un inseguimento in automobile - con MdP all’interno dell’abitacolo e PdV dal sedile passeggero - che viaggiano tra il tecnicamente interessante della realizzazione (la “lentezza” del combattimento a mani nude e all’arma bianca, l’organizzazione millimetrica della caccia su quattro ruote) ed il ridicolo involontario degli stereotipi (ad ogni angolo ed incrocio spuntano autoarticolati in manovra, ciclo-carretti dell’ortofrutta in bilico precario sulle tre ruote, pedoni distratti sull’orlo del suicidio assistito, coacervi di sensi unici imboccati tutti contromano che sembra di essere nell’Arconate gestita da Mario Mantovani, detto ‘O Faraone: ma si sa, Tangeri è così, se avesse il Canale Villoresi sarebbe una piccola Busto Garolfo…); per il resto, si veleggia latitando fra il Boh e il Mah] un ininquadrabile lavoro di cui si fa fatica a decrittarne la necessità ed il bisogno, l’urgenza e il senso: abbiam già perso anch’e pure lei?

 


Quindi, premesso ciò, ovvero che non è certo il “Killling Eve” di Luke Jennings (Phoebe Waller-Bridge, Emerald Fennell, Suzanne Heathcote) - così come la brava Blake Lively non ha la carica erotica di Sandra Oh e Jodie Comer - né il Clooney-World (Stephen Gaghan, Tony Gilroy, Grant Heslov & C.), bisogna precisare che non è nemmeno il Jason Bourne di Robert Ludlum, Paul Greengrass & C., né il Luc Besson di Nikita/Léon: purtroppo, siam più dalle parti di prodotti come “Vantage Point”.

Ottima invece la sequenza della morte di Richard Brake (“Ray Donovan”, Mandy”, the Sisters Brothers” e la prima versione del Night King in “Game of Thrones”), grazie soprattutto alla performance dell’attore.

Completano il cast Sterling K. Brown e il volto interessante di Raza Jaffrey.
Fotografia: la regista lascia la sua primigenia vocazione cinematografica e la/si affida a Sean Bobbitt (sodale di Steve McQueen). Montaggio: Joan Sobel. Musiche (buone): Steve Mazzaro.
Producono Eon e Danjaq di B.Broccoli/M.J.Wilson (vale a dire James Bond). Distribuisce Paramount.

 

Nota finale semi-spoilerosa. Ma qualche d'uno tra gli autori, gl'interpreti e la bassa manovalanza varia e tutta s'è posto il problema del fatto che la protagonista casualmente, incidentalmente, colposamente ne ammazza (famigliari, nuovi amici giornalisti, bambini) più che l'intera squadra di Mohamed Atta in un giorno buono? Jessica Fletcher je fa' 'na pippa a du' mani.

 


Per il Profeta e per il Profitto.

 

* * ½ (¾) - 5.125      

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