Regia di Barry Jenkins vedi scheda film
13° FESTA DEL CINEMA DI ROMA - SELEZIONE UFFICIALE
Il Premio Oscar Barry Jenkins torna alla Festa romana dopo il fortunato ruolo apripista che la rassegna si rivelo' per il suo sin troppo osannato Moonlight, aprendo al suo premiatissimo film la strada verso il prestigioso riconoscimento.
Qui, nel nuovo lavoro, troviamo la coppia giovane, bella e nera formata dalla 19enne Tish e dal 22enne Fonny, che si conoscono e fanno coppia fissa da quando erano bambini, e da sempre probabilmente sanno di essere destinati uno all'altra.
Nella Harlem soffocata dal pregiudizio e dal razzismo ancor vivo e oppressivo nei primi anni '70, i due si scoprono futuri genitori innamorati, in attesa di una creatura frutto e suggello di questo idillio.
Ma proprio mentre si apprestano a rivelare l'accaduto alle rispettive famiglie, ricevendo discordanti atteggiamenti di accoglimento, un'accusa infamante quanto infondata di stupro ai danni di una immigrata portoricana, conduce in carcere Fonny, e ciò ancor prima di essere messo a conoscenza dall'amata, di stare per divenire padre.
Da quel momento ogni membro della famiglia della ragazza, più il padre del ragazzo, faranno di tutto per cercare di scagionare quel povero accusato, incolpato ingiustamente. Sino a mettersi sulle tracce della donna vittima di violenza, nel frattempo tornata sconvolta presso la famiglia natia.
Purtroppo Jenkins, con questa sua ultima fatica dal titolo già di suo sin troppo magniloquente ed effettato come "If Beale Street could talk", si rivela, ahimè, vero disastro senza appello: un melodramma melenso oltre ogni ritegno, incentrato sull'amore negato ai danni della coppia di colore idilliaca e pura pur nella sfrontatezza del loro gesto d'amore, quindi genuino, sullo sfondo della odiosa e perseverante segregazione razziale perpetrata indiscriminatamente e sadicamente dalla razza bianca su quella nera.
Una vicenda tortuosa, che si snoda al ritmo di continui flashback ostentati ed irritanti, organizzati scaltramente per farci conoscere i dettagli della vicenda poco per volta, ma non facendo altro che rendere ancor più estenuante la narrazione, scandendo nel modo più noioso, scontato ed assurdo si possa immaginare, il crudele mancato idillio e suggello di una coppia in grado di rasentare la perfezione terrena.
Quasi due ore di polpettone improbabile, colmo di risibili luoghi comuni, ove la cattiveria gratuita del solito bianco oppressore, pur se ufficialmente servitore della legge, brutale a tutto tondo per il semplice gusto di esserlo, si accanisce contro l'amore puro e universale della povera coppia di fidanzatini innocenti e perseguitati. Davvero una tesi superficiale e facilona, difficile da digerire o accettare passivamente, anche in una pellicola coloratissima, patinata oltre ogni ragionevole necessità, e dagli intenti e stili puramente romantici e retrò.
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