Regia di Tikhon Kornev vedi scheda film
Dalla Russia un film privo di originalità ma soprattutto di identità. Un horror che si perde nella pletora dei suoi contemporanei americani, con teenagers anonimi, stavolta intrappolati in gallerie della metropolitana, e braccati da una creatura rettiloide di indefinita origine.
In una stazione metropolitana in prossimità di Mosca, un eterogeneo gruppo di persone sale su una corsa notturna, ma solo alcuni -situati nell'ultimo vagone- si trovano poi, senza sapere come e perché, catapultati fuori dalla carrozza, sottoterra, alla disperata ricerca di una via di fuga lungo le buie gallerie. Una coppia, non avendo avuto notizie di alcuni amici presenti sul treno, si introduce nei cunicoli sotterranei. Presto le persone intrappolate si rendono conto che, nel buio e nell'umidità dei canali sotterranei, è presente una mostruosa creatura, che inizia una serrata caccia all'uomo uccidendo chiunque incontra.
Anche in Russia qualche nuovo aspirante regista decide di esordire con un horror. Qui è il caso di Tikhon Kornev, che però si scontra con la debolezza di una sceneggiatura poco interessante e ancor meno riuscita nella trasposizione su schermo. A parte qualche virtuosismo (completamente privo di senso) con la macchina da presa in vorticosa azione (da capogiro letteralmente) che scambia il sotto con il sopra, la messa in scena è quanto di più minimalista e ordinario ci si possa attendere: lunghi, interminabili dialoghi tra teenagers stravaganti (ci sta pure una cosplay armata di spadone offensivo) anch'essi vuoti e senza contenuto che rimbombano, mettendo a dura prova la pazienza dello spettatore, in cunicoli umidi, polverosi e bui, pertanto utili a nascondere la scarsità dei mezzi a disposizione della troupe.
Sorvolando sulla delirante scelta di inserire nel sottosuolo una sorta di locale elitario, arredato con oggettistica per rituali satanici, nel film non viene dato ragione del movente che giustifica la presenza di entità (con look rettiliano), dimoranti tra condotti e gelidi anfratti, che hanno pure un buon rifornimento "viveri" custodito in tenebrosi antri pieni di cadaveri, sventrati e macellati. La sensazione è quella -colpa della Perestroika?- di trovarsi di fronte ad una delle migliaia di produzioni americane con protagonisti ragazzini senza carattere e in grado di compiere gesti improbabili, ovverosia impossibili anche se messi in atto sotto effetto di sostanze psicotrope. All'inizio viene citato il nucleare (con "rifiuti" presenti nelle gallerie sotterranee di Mosca) e questa potrebbe essere una (blanda) ipotesi del perché siano presenti questi esseri antropomorfi ma poi nelle sequenze finali, con esalazione di sostanza fumosa che contagia una ragazza provocando una istantanea metamorfosi, la spiegazione crolla. Qualche buon effetto speciale e una certa cura riposta nel posizionamento della macchina da presa non può certo risollevare l'esito di un prodotto così dozzinale e per nulla attraente, in arrivo da una nazione che invece in altre occasioni (I guardiani della notte, 2004) ha saputo distinguersi pur non nell'eccellenza.
Non prendete quel metrò... là sotto ci sta Creep, il chirurgo!
Probabilmente si tratta di una pura casualità. Ma, per certi aspetti, questo Diggers ha molto in comune con due titoli che lo hanno preceduto, in particolare con Non prendete quel metrò (Gary Sherman, 1973) pellicola ingiustamente sottovalutata e riportata alla luce, un bel po' di tempo fa, grazie ad un interessante esordio inglese, evidentemente in debito col film di Sherman, interpretato dalla brava Franka Potente, ossia Creep - Il chirurgo (Christopher Smith, 2004).
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