Regia di Margherita Ferri vedi scheda film
Zen è una ragazza di circa 16 anni. Unica giocatrice della squadra di hockey sul ghiaccio del suo paesino in montagna, ha ottime possibilità di entrare l'anno venturo nella nazionale femminile e trasferirsi a Trento. Zen è un maschiaccio, un tipo solitario e litigiosa con i suoi coetanei. Reagisce a scherzi pesanti facendone altri ancora più pesanti, non facilitando per niente il suo inserimento con i compagni. Unici confidenti e punti di riferimento sono la madre e il coach della squadra di hockey.
Tra i compagni di Zen c'è Valentina, la ragazza del capitano della squadra e grande antagonista di Zen. Valentina, dopo aver consumato senza troppa convinzione il suo primo rapporto sessuale con il ragazzo, decide di sparire dalla sua quotidianità e cerca rifugio proprio presso Zen che la ospita momentaneamente nel b&b che gestisce la madre, ma che in quel periodo non ha ospiti. Le 2 ragazze iniziano così nella solitudine (e soprattutto senza le influenze di amici e parenti) ad instaurare un legame di affetto e complicità. Zen forse per la prima volta si apre sulle sue fragilità, confessando all'amica di sentirsi un ragazzo a tutti gli effetti. Valentina, forse ancora confusa dalla delusione per un rapporto sessuale non soddisfacente, inizia a credere di provare qualcosa per quella strana ragazza che si sente un ragazzo. Ma 16 anni sono davvero pochi per avere delle certezze, soprattutto quando tutto quello che si era costruito fino a quel momento con tanta fatica, inizia a scricchiolare. A scricchiolare come ghiaccio sottile sotto i piedi.
Opera prima di Margherita Ferri, che approda alla settancinquesima mostra di Venezia, nella sezione "College", con un film forse poco originale nella tematica, ma dal quale traspare in più punti la voglia di far emergere concetti più profondi, grazie anche all'utilizzo di un linguaggio simbolico che accompagna tutta la visione. L'imponente ghiacciaio che sisbriciola pezzo pezzo, incombe continuamente per tutta la durata del film a sottolineare la fragilità dei personaggi e quindi il senso di un titolo azzeccato.
Brave le protagniste Eleonora Conti e Susanna Acchiardi, anche se in alcuni momenti professionalmente troppo acerbe per il ruolo che andavano a ricoprire.
Sempre bello ritrovare attrici come Fabrizia Sacchi in "piccoli" film come questi, contribuiscono ad alzare il livello di gradimento nella visione. Se ho trovato invece un vero neo, che mi ha disturbato in più momenti è stata una colonna sonora troppo invadente, che andava a sottolineare scene già "appesantite" dal rallenty. Una prima opera che ha la pretesa di essere troppo autoriale, perdendosi in una sceneggiatura lacunosa che non riesce a trovare lo spazio adeguato per svilupparsi.
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