Regia di Pål Sletaune vedi scheda film
Il postino Roy trova, attaccate alla buchetta, le chiavi di casa di Line. Si intrufola in casa sua e scopre che la ragazza cela un crimine segreto; la padrona di casa nel frattempo rientra e lui è costretto a nascondersi. A quel punto però Line tenta il suicidio: Roy deve decidere se intervenire o scappare.
Dopo un paio di corti, il norvegese Pål Sletaune esordisce nel lungometraggio con questo Posta celere, titolo originale – come sempre stravolto nella traduzione internazionale – Budbringeren (letteralmente: il messaggero). Insieme a Jonny Halberg, Sletaune mette in piedi una sceneggiatura a cavallo fra thriller, mistero e atmosfere kaurismakiane (sponda Aki, si capisce), con lieve sottotrama rosa; una storia nella quale tutto è decadente, i personaggi sono tutti incapaci, falliti consci del loro fallimento, e le cose precipitano ogni volta che qualcuno prova a mettere una pezza alla faccenda. Evidente è la vena ironica dell’autore, ma il registro in cui l’opera maggiormente si spinge è quello del grottesco (Roy che assaggia qualsiasi cosa trovi in giro, medicine comprese, per intenderci); il ritmo è accettabile – la storia stenta un po’ a partire, ma quando prende vita si anima in modo deciso verso un gran finale ben architettato, ma purtroppo privo di una conclusione nel senso della parola: la pellicola si chiude infatti con i due protagonisti intenti a quel faccia a faccia che si attendeva dall’inizio del film, il cui esito però non ci è dato conoscere. Robert Skjaerstad, Andrine Saether, Per Egil Aske, Trond Fausa sono gli interpreti principali, tutti volti locali e non molto noti dalle nostre parti, ma cionondimeno ben funzionanti nei rispettivi ruoli. Numerosi i riconoscimenti raccolti in vari festival mondiali, fra cui un premio minore a Cannes. 6/10.
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