Regia di Jean-Luc Godard vedi scheda film
A parte "Fino all'ultimo respiro", manifesto della Nuovelle Vague e del cinema moderno, credo sia inutile cercare i "capolavori" nella sterminata cinematografia di JLG. La sua opera va giudicata per ciò che rappresenta nel suo complesso, per la quantità di innovazioni stilistiche, per la pregnanza dei contenuti, per l'ideologia di fondo. Ogni suo film è un tassello di questa monumentale cine-tele-opera, all'insegna delle avanguardie militanti, di Brecht, dell'anti-dramma, della realtà che irrompe nella finzione ma che al contempo ne è corrotta. Detto questo, è chiaro che alcuni di questi "tasselli" risultano più ispirati e interessanti di altri. "Due o tre cose" rientra certamente fra gli esiti maggiori del "godardismo". Didascalie, una (sotto)voce fuori-campo, Marina Vlady che guarda in macchina e pensa ad alta voce, brevi e ficcanti panoramiche dei dissestati sobborghi paragini; conversazioni da bar, da negozio d'abbigliamento, da parrucchiere; la dialettica fra parola ed immagine, fra oggetto e soggetto, come supporto filosofico/estetico alla riflessione sull'alienazione dell'individuo nella civiltà industriale; prodotti, servizi e quant'altro annichilisca l'umano nella società dei consumi, disoccupazione e precarietà, prostituzione e solitudine, i drammi e le angosce dell'Europa a cui fanno eco tragedie ancor più devastanti, nel Vietnam messo a ferro e fuoco dalle truppe americane. Qua e là si perde la bussola, ci si complica la vita, si cade nell'intellettualismo, si rischia di fare un film neo-borghese, futile; ma al di là di qualche passaggio a vuoto, JLG alterna sapientemente l'esterno di una città dal volto incomprensibile con l'interno di un animo indifferente, apatico, prosciugato da ogni linfa vitale, inventando anche immagini di grande potenza e suggestione: una su tutte, il dettaglio delle bollicine del caffè, che si uniscono e si disintegrano, metafora biologica fatalista sul destino dei popoli. La società moderna, pare dirci Godard, confonde i pensieri delle persone, inquina i loro animi, li rende incapaci di comprendere quali siano i loro veri desideri, i loro bisogni affettivi, rendendoli spaesati, abulici ed impotenti.
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