Regia di Jean-Luc Godard vedi scheda film
Come viene ripetuto in qualunque recensione (o presunta tale), la "Lei" è la regione parigina a quel tempo al centro di notevoli cambiamenti (sconvolgimenti?), ma per estensione può diventare la società tutta, la condizione femminile in emancipazione, la guerra, la rivoluzione ormai nel cassetto. Di sicuro è uno dei migliori e più compiuti Godard che abbia mai visto. Rabbioso, pessimista, rivoluzionario. E' un film in cui si respira l'aria del '68 in anticipo però sui tempi (infatti questa pellicola è del '66). Profondamente anti Hollywood nel disintegrare la narrazione classica e anti americano nel descrivere questo stato come una sorta di figlioccio nazista, imperialista, guerrafondaio e superficiale (più volte viene ripetuto "America über alles").
L'inquadratura è sempre stabile; i movimenti di camera sono pochi (qualche zoomata e panoramica). Il tutto è diviso per "capitoli", o meglio per brevi saggi, dove compaiono spesso grandi didascalie (il che non è una novità in Godard), a cui si alternano sequenze di gru in movimento (la "Lei" che si evolve, che progredisce (?)). Fastidiosi rumori di sottofondo vengono spazzati via da silenzi e bisbiglii che disquisiscono sull'uomo, la società, la guerra, il sesso; il tutto però è circondato da un alone freddo, pessimista, quasi tetro ben reso dalla gelida fotografia in cui anche i colori caldi appaiono freddi, scarni, apatici, un pò come i volti dei personaggi i quali spesso parlano direttamente allo spettatore/macchina da presa.
E' un Cinema non per tutti, soprattutto non per chi è abituato ad un certo costrutto narrativo classico hollywoodeggiante. Non è però un'opera per un elite intellettualoide. E' semplicemente Arte o per chi preferisce Cinema-Arte.
Amen
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