Trama
La vera storia di Marie Calvin, una giornalista americana divenuta nota per i suoi reportage di guerra da numerose zone del mondo, tra cui Kosovo, Cecenia, Timor Est e Medio Oriente.
Approfondimento
A PRIVATE WAR: IL RACCONTO DELLA GUERRA
Diretto da Matthew Heineman e sceneggiato da Arash Amel, A Private War racconta la storia della coraggiosa reporter Marie Colvin, che dal 1985 al 2012 lavorò al servizio del settimanale britannico The Sunday Times. In particolar modo, il film segue il suo impegno presso i luoghi distrutti dalla guerra (dall'Iraq alla Libia, passando per l'Afghanistan) fino a quando, all'età di 56 anni, venne invitata ad Homs per seguire la guerra in Siria finendo tragicamente uccisa insieme al fotografo francese Rémi Ochlik durante un'offensiva dell'esercito locale.
Con la direzione della fotografia di Robert Richardson, le scenografie di Sophie Becher, i costumi di Michael O'Connor e le musiche di H. Scott Salinas, A Private War si basa su un articolo della giornalista Marie Brenner, pubblicato dalla versione americana del magazine Vanity Fair nel 2012 (La guerra privata di Marie Colvin). "Viviamo nella cosiddetta era della post-verità. I fatti vengono spesso scambiati per palesi menzogne perché i dittatori, i terroristi e i politici utilizzano la propaganda per ottenere guadagni personali. Il risultato devastante è che le persone spesso non sanno a chi o cosa credere. I fatti sembrano essere malleabili. Il giornalismo è sotto attacco e sempre più polarizzato da "notizie" inventate che si mascherano da vero giornalismo.
Profondamente preoccupato dalle minacce che ciò pone alla società, sono stato ispirato dalla leggendaria corrispondente di guerra Marie Colvin. Una delle più famose giornaliste del nostro tempo, Colvin era uno spirito assolutamente senza paura e ribelle, pronta a correre enormi rischi per ottenere una storia. Era costantemente sotto attacco, ma ciò che la distingueva davvero, più di ogni altra cosa, era il suo profondo desiderio di mostrare la vera sofferenza umana causata dalla guerra. La sua missione, per dirla con le sue stesse parole, era di alzare la testa contro il potere. Voleva che il mondo che si preoccupasse di quelle atrocità indicibili - che sono così spesso tenute a debita distanza - tanto quanto lei.
Ma, nel farlo, è stata profondamente colpita dagli orrori che ha documentato, e ha cominciato lentamente a perdere il controllo della sua vita privata. Alcuni dicono che i reporter di guerra diventano dipendente dalla guerra. E lei non ha fatto eccezione. Era una droga a cui non poteva sfuggire. La guerra, paradossalmente, era spesso il suo rifugio", ha sottolineato Heineman.
Il cast
A dirigere A Private War è Matthew Heineman, regista, produttore e direttore della fotografia statunitense. Nato in una famiglia ebrea di Washington, Heineman è figlio di una giornalista scientifica e di un avvocato. aver terminato nel 2005 gli studi al Dartmouth College, ha cominciato il percorso per diventare… Vedi tutto
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Commenti (8) vedi tutti
ci sono scene cruente e realistiche molto simili a quanto succede in questi giorni a Gaza ,il film,pur essendo un biopic si lascia vedere fino alla fine....anche un bel full fontal della Pike davanti allo specchio...per me 7.5
commento di ezioSonnacchioso e poco coinvolgente. Le scene sembrano buttate là a casaccio.
commento di gruvierazFilm noioso. Pike fuori ruolo. Voto 5
commento di DecimoLa Pike è brava ma la sceneggiatura ridondante annoia.
commento di fra_pagaUn film forse imperfetto, ma tosto e potente.
commento di corradopStoria interessante ma raccontata in modo troppo concitato e frenetico in modo da far diventare pesante il film. Si riscatta un po' alla fine con il servizio dalla Siria.
commento di Artemisia1593Bene la prova della Pike e Film che sarebbe anche d'Attualità ma risulta a volte troppo pesante da seguire.voto.6-.
commento di chribio1strana operazione, a metà strada tra un film a cui sarebbe servito un po' più di rigore formale, specie nella cura delle parti non di guerra, e bisognoso al contempo di una maggiore fluidità e pathos narrativo. da vedere comunque, se non altro per le straordinarie sequenze di reportage e la intensa prova della Pike.
commento di giovenosta