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Billionaire Boys Club

Regia di James Cox vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Billionaire Boys Club

di axe
6 stelle

All'inizio degli anni '80, a Los Angeles, alcuni ragazzi di buona famiglia e larghe ambizioni, si unirono per creare un gruppo d'investimento. Sotto la guida di Joe Hunt, gli organizzatori mettono insieme un ingente patrimonio e danno l'impressione di poter pagare cospicui dividendi, ma e' tutta apparenza. In realta', il denaro loro affidato finisce sprecato in investimenti "pericolosi" e lussi, che i fondatori del gruppo si concedono tanto per vantaggio personale quanto per salvaguardare le apparenze. Il meccanismo sfugge di mano nel momento in cui comprendono di essere stato truffati da Ron Levin, un affarista piu' anziano e spregiudicato di loro. Film biografico, che racconta ascesa e caduta di Joe Hunt, un giovane che vive di illusioni in un mondo illusorio. Il contesto sociale che fa da sfondo al racconto e' quello di una media borghesia, la quale non ha alcun problema di sopravvivenza, ma vive in uno stato di costante insoddisfazione che la porta a cercare profitti sempre maggiori, ad attestazione del proprio valore ed a fine edonistico. Difficile rintracciare sentimenti genuini in questo ambiente, del quale il protagonista e' un perfetto rappresentante. Le sua ambizione e le sue capacita' di affabulatore, tuttavia, non hanno il supporto dell'esperienza. Inoltre, in lui e' ancora viva una coscienza che gli ricorda quali possono essere le conseguenze delle sue azioni. Tutto cio', nel momento in cui il "gioco si fa duro" lo porta alla rovina. Tradito ripetutamente dalle persone che credeva amici e/o affidabili soci in affari, fa dura esperienza dell'aridita' morale, sulla quale, fino a poco prima, ha prosperato. Buona prestazione per il giovane Ansel Egort, che ho apprezzato in molti altri film, tra i quali November Criminals e Baby Driver; il suo volto pulito contrasta con lo spirito da "squalo" che lo anima, ma tradisce la sua ingenuita' di fondo. Bravo anche Kevin Spacey, nel ruolo di Ron Levin. La trama non spiega nei dettagli il funzionamento dello "schema Ponzi". Non e' semplice, pertanto, seguire i meccanismi economici posti in essere dal gruppo di investitori; racconta con efficacia, pero', come il gruppo originario riesce ad attrarre investitori. Sfrutta un acronimo misteriorioso ed evocativo (B.C.C.); sfoggia un lusso sfrenato, bei vestiti, automobili potenti, uffici prestigiosi, uno stile di vita edonistico, dando l'illusione di poter fare (e far fare) soldi dal nulla. La volonta' di realizzare una parziale biografia da' motivo per raccontare una vicenda semplice, inserita in un particolare contesto sociale, ben ricostruito, tramite scenografie e costumi idonei, con l'accompagnamento di una colonna sonora ricca di brani anni '80. Godibile, se interessa l'argomento.

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