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L'uomo che uccise Hitler e poi il Bigfoot

Regia di Robert D. Krzykowski vedi scheda film

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La recensione su L'uomo che uccise Hitler e poi il Bigfoot

di mck
7 stelle

She wrote me a letter and she wrote it so kind...

 

 

Navigando in groppa a un tosaerba nei cieli del mondo del Chi Lo Sa Mai Poi Perché questo gran piatto di recupero misto a menù della festa (acquasale, minestrone e gran bollito) frankensteinizza ritagli di Robert Allen Zimmerman in arte Bob Dylan (“It’s Not Dark Yet...”, per una storia che dal buio principia e nel buio finisce, “...but it's getting there”), sfilacci di Natale Codognotto in arte Natalino Otto (“Ho un sassolino nella scarpa, ahi!” by Fernando Valci), scampoli di Guido Lamberti in arte Ugolino (“Ma che bella giornata!”), rigaglie di “Repo Man” (la dolente indolenza di Harry Dean Stanton immersa nella mitografia mitopoietica - alieni, umanoidi scimmieschi, controstoria pynchoniana - di DreamLand, U.S.A.), lacerti di “Inglourious Basterds” [qui modificando/ri(s)velando un'incognita nell'equazione della storiografia umana, che (in)tanto poi ci pensano i grandi numeri a (ri)stabilire lo status quo] e cascami del cinema di Jalmari Helander (“Rare Exports”, “Big Game”) e Tommy Wirkola (“Dead Snow”) portando a casa un vaffanculo e un abbraccio: “Lucky”!

 


Nichilisticamente incorruttibile, abbandonatosi e arresosi al ridicolo e dolorosamente coerente nel disastro che il dovere superiore verso il bene comune e il benessere collettivo ricava dal sacrificio, “the Man Who Killed Hitler and Then - ATTENZIONE: SPOILER! - the BigFoot - an American Myth” (che poi altro non è che uno dei tanti film nella carriera di Lee “the Hero” Hayden in arte Sam Elliott, the Stranger), scritto e diretto da Robert D. Krzykowski, qui al suo esordio nel lungometraggio dopo il corto “Elsie Hooper”, tratto dalle strisce del suo fumetto originale pubblicato dal 2002, mantiene sul volto del protagonista e nella “morale” del racconto messo in scena la dura scorza di una scelta imposta, accettata e perdurante sino alla fine.

 


Oltre all'Uomo Che Non Voleva (Più) Uccidere (ché pure la prima volta, per mezzo di un colpo di fionda gravitazionale gentilmente offerto dalla Grande Madre Russia, non gli è mica tanto piaciuto farlo) vanno a completare il cast: Larry Miller, Ron Livingston, Aidan Turner, Caitlin FitzGerald
Fotografia lodevole (2.39:1 anamorfico) di Alex Vendler e montaggio violento e sgraziato di Zach Passero (entrambi provenienti dalla factory McKee e già al lavoro insieme per “the Woman”). Musiche, copiose ma gradevoli e mai troppo di troppo, dello stakanovista Joe Kramer.
Producono, fra gli altri, oltre a Lucky McKee, anche John Sayles e Douglas Trumbull.

 

 

Una valida, gloriosa puttaminchiata.

 

 

* * * ¼ - 6½   

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