Regia di William Wyler vedi scheda film
Altro piccolo grande capolavoro di William Wyler datato 1962. Un film questo che lascia sgomenti per le tematiche forti, di grande impatto emotivo e visivo, costruite però su una linea narrativa semplice e lineare. Un compito questo non facile ma da cui il regista esce a mio avviso vincitore mostrando ancora una volta la sua bravura nel cogliere il momento, l'inquadratura mai banale, nel saper dirigere gli attori in maniera superba e soprattutto nella messa in scena carica di simbolismo a cui Wyler ha da sempre abituato i suoi spettatori. Il tema dell'omosessualità è un discorso a cui la old Hollywood ha da sempre strizzato l'occhio, seppur in maniera molto velata o nascosta sottotraccia per via di perbenismi o censure di sorta. Anche "Quelle due" o il preferibile titolo originale "The children's hour" negli anni in cui uscì non pote' certo non fare i conti con la censura ma qui l'omosessualità femminile viene messa al centro della scena. Sotto i colpi di un'infamante (e non veritiera nei fatti) calunnia orchestrata da una loro scolara, una ragazzina capricciosa, viziata,subdola e irritante fino ai massimi dell'umana sopportazione, le due insegnanti vengono accusate di aver avuto effusioni amorose nell'edificio scolastico. Per questo vedranno la loro scuola andare in malora, il loro rapporto farsi più teso fino al tragico epilogo in cui una perde l'amore e l'altra la vita stessa. Seppur l'affetto e le attenzioni verso Karen da parte di Martha tradiscano per tutto il film un sentimento che va oltre la profonda amicizia che lega le due dall'infanzia, questo non si palesa mai, rimane li in sospeso, e fino all'ultimo non si capisce se ci sia o meno un'intenzione seria da parte di Martha verso l'amica. Ed è proprio in questa dinamica la carta vincente del film che mostra come il perbenismo borghese, le menzogne, il rifiuto dell'altro e delle sue diversità facciano più danni del problema stesso, che poi problema non lo è affatto. è evidente però come in una società come la nostra si preferisce distruggere la vita delle persone se questo vuol dire salvare le apparenze e i "valori" precostituiti, piuttosto che cercare di capirle e accettarle. Finale tragico che rafforza la carica emotiva della vicenda concludendo secondo me nella maniera più realista possibile, visto come questi epiloghi sono accaduti e accadono fin troppo spesso in vicende di questo tipo, in cui la ritrovata verità e riabilitazione delle donne avvenga quasi in maniera stridente e inutile, come qualsiasi verità postuma. Straordinarie manco a dirlo la Hepburn e la MacLaine.
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