Regia di Christian De Sica vedi scheda film
Nulla si crea, tutto si trasforma.
Forse in virtù di tale scientifica, ma un po' generica e dunque per certi versi rassicurante osservazione, il De Sica nazionale ha trovato coraggio di riformare la coppia d'oro della comicità "easy" di fine anno, cercando in tutti i modi di tornare ai fasti, ormai ritenuti appannaggio di decenni di fatto ampiamente decorsi, della commedia scollacciata tipica di fine anno.
Per far ciò è ricorso alla collaudata ed astuta tecnica che consiste nel fondere le formule più rassicuranti e collaudate della commedia di successo di ogni genere e provenienza, legandole tra loro lungo un percorso ad ostacoli tipico della commedia più scatenata degli equivoci. Permettendo in tal modo di festeggiare il ritorno, dopo oltre un decennio di separazione, della coppia comica regina e fautrice del famigerato, longevo e milionario genere dei "cinepanettoni".
I titoli da cui si è fatta man bassa sono svariati: Mrs Doubtfire, Quasi Amici, Il Vizietto, Tootsie, of course, e pure, per restare più in basso, quel Bellifreschi en travesti che permette all'attore/regista di autocitarsi.
Con più garbo questa volta, certo, di tante occasioni precedenti (ma frasi candidamente decantate come quella di Lunetta Savino "tuo figlio è culo" non sono proprio indicative di un cinema algido alla James Ivory), ma con la inevitabile tendenza a svaccare nel pecoreccio più tribale, come tendenza insopprimibile atta a valorizzare la comicità dei due mattatori, soprattutto quella non esattamente da salotto di Boldi.
De Sica, che in qualità di regista giostra l'azione con ritmo e fa ridere più nei momenti interlocutori e preparatori delle gags che altrove, nel dirigere si dimostra amante delle virate acrobatiche, dei movimenti arditi sin fuori luogo in questo contesto, se vogliamo, e come attore navigato e versatile, sfrutta tutto ciò che di meglio sa fare, quindi non poco: cantare, ballare e fare la donna.
Boldi, dal canto suo, è un genio comico indiscusso, che tuttavia ha respiro e genialità solo per il tempo fulmineo di uno sketch; al cinema, con le lunghe durate, non regge mai senza sconfinare nella più greve dozzinalita', anche se, di fatto, la sua notevole e longeva carriera di comico ha avuto successo ed è stata valorizzata più sul grande schermo, che altrove.
"Amici come prima", che ha l'ardire di iniziare a celebrare le danze sulle note pop spensierate e seducenti di quel Masterpiece di Gazebo ("capolavoro" ... ma si dai!!), cantante di inizi '80 un po' scult, ai tempi idolo di ragazzine e non solo, con qualche hit ancora nei nostri refrain mentali (I like Chopin su tutte), sin dal titolo si dimostra il filmetto esile come una piuma, giocato tutto sugli equivoci e gli scambi di identità (e di sesso).
De Sica en travesti fa sempre la sua scena, soprattutto quando balla e canta, anche ora in cui, attempato ma ancora brioso, il suo alter ego femminile pare un miscuglio centrifugato tra la Goggi e Platinette.
Il "film di Natale" sa scatenare qualche risata, glielo concediamo, ma lascia anche trasparire ogni indizio di calcolo commerciale piu' spudorato, senza vera cura e passione per l'economia di un racconto che di fatto non c'è.
Va detto pure che la irrinunciabile, spiccata tendenza a spingersi verso la volgarità più becera, almeno stavolta risulta in grado di fermarsi quasi sempre un passo prima dell'abisso.
Questione di sensibilità senile, o di tardiva presa di coscienza che fa guadagnare al film (e ai suoi interpreti, De Sica soprattutto) qualche parvenza di dignità che i titoli predecessori del fortunato filone, quasi mai dimostravano di avere.
Nel finale "d'autore", ambizioso ma anche un po' azzardato, la realtà tenta di entrare nei meccanismi cinematografici che danno vita alla fiction che abbiamo appena finito di vedere: una piccola conferma di trovarci di fronte ad un pur lieve sforzo creativo, anche se poco dopo comprendiamo di trovarci di fronte al solito scontato ed abusato finale da "paperissima".
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