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La città verrà distrutta all'alba

Regia di George A. Romero vedi scheda film

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La recensione su La città verrà distrutta all'alba

di cheftony
5 stelle

L'effetto del virus porta a una forma di follia omicida incurabile! Come possiamo arginarne gli effetti su una città? Qui non si tratta di un decorso più o meno breve, ma di una pazzia permanente! Immaginate una città piena di dementi e gli effetti che ne possono derivare? Ah! Saremmo costretti a procedere alla sua totale distruzione, non c'è scampo. Sconvolgente, vero?”

 

Evans City, Pennsylvania: il dipartimento sanitario dell'esercito interviene in gran segreto per fermare l'allarmante epidemia che ammorba la cittadina, ignara dell'incidente aereo di poche settimane prima che ha liberato nella zona un'arma chimica sperimentale, chiamata Trixie; alcune persone, in conseguenza dell'incidente, hanno cominciato ad uccidere brutalmente e senza motivo alcuno.

La quarantena e il rastrellamento forzato di intere famiglie non sortiscono l'effetto sperato, né trovano la collaborazione della gente; alcuni pompieri, fra cui David (Will MacMillan) e lo spiccio Clank (Harold Wayne Jones), impegnati nell'estinzione di un incendio, approfittano della situazione per evadere gli ordini e ribellarsi. Insieme a loro, un uomo con la figlia probabilmente virulenta Kathy (Lynn Lowry) e l'infermiera Judy (Jane Carroll), fidanzata di David e per di più incinta.

Parallelamente, l'esercito cerca di limitare i danni e le indiscrezioni, concordando addirittura col Presidente in persona quale giustificazione diramare. Fintanto che i militari riescono a fermare i cosiddetti crazies sparando a vista, non c'è il bisogno di intervenire con le armi nucleari, eventualità comunque contemplata e in stallo. Inoltre, viene prelevato il chimico Watts (Richard France) affinché trovi un antidoto al Trixie in grado di frenare la pazzia omicida dilagante.

 

 

La città verrà distrutta all'alba” è il quarto lungometraggio di George A. Romero, ma è il primo film almeno degno di nota a seguire il suo fondamentale esordio. Certo, così non fu ritenuto alla sua uscita nel 1973: già frenato nella realizzazione da un budget risicatissimo (appena 270'000 dollari), ebbe anche distribuzione assai scarsa e si rivelò un disastro, andando ad incassare appena metà del pur misero budget. Quasi per forza di cose la recitazione è mediocre, giacché il cast include anche diversi attori non professionisti e studenti locali. Fotografia (curata da William S. Hinzman, nome che i fan del regista ricorderanno) e cura degli interni e dei costumi sono addirittura disastrose, mentre Romero ci mette addirittura del suo, con alcune forzature e implausibilità che, tuttavia, sono funzionali a condurre il film dove vuole lui.

Diversamente dai suoi capolavori “La notte dei morti viventi” e “Zombi”, qui non ci sono morti viventi: l'apocalisse, circoscritta ad una cittadina qualunque degli Stati Uniti, è causata da un'arma biologica (si parla a più riprese indistintamente di virus e batteri, imprecisione grave ma tuttavia marginale ai fini dell'opera). Dunque non un horror, ma pur sempre un film con intenti sociali e politici caratteristici del cinema romeriano: la carneficina vera e propria ha luogo fra le istituzioni, che depistano la popolazione per arginare senza clamore la crisi, e la popolazione stessa, diffidente o reazionaria che sia. Si genera così uno stato di caos con spargimento di sangue e violenza, che trova il suo apice in un delirante tentativo incestuoso.

La città verrà distrutta all'alba” è un piccolo film, finanche modesto sul piano visivo, ma che in nuce contiene spunti degni di altrui emulazione (si pensi a “Incubo sulla città contaminata” di Lenzi, quasi una copia carbone, per quanto paradossalmente decente), quando non perfino di auto-recupero: Romero porterà alle estreme conseguenze il tema del distacco fra persone comuni e le autorità politiche e militari in “Il giorno degli zombi”, uscito nel 1985 in piena era Reagan. Per arrivarci, è dovuto passare da diversi fallimenti (incluso questo), fino a riprendersi nel '78 con “Zombi”.

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