Regia di Joseph Kosinski vedi scheda film
NEI CINEMA ITALIANI DAL 22 MAGGIO 2022
VISTO AL MULTISALA “OZ” DI BRESCIA
Lo avevamo lasciato col grado di tenente della Marina statunitense ancora giovane e speranzoso, nonostante le ferite sul corpo ma soprattutto nell’anima. Lo ritroviamo, a distanza di trent’anni, disincantato capitano di vascello, con l’incarico di collaudatore. La sua carriera si è incagliata da qualche parte. Ma Pete “Maverick” Mitchell fa ancora la sua porca figura. Gli anni gli si scoprono sul volto per quelle rughe in più e, forse, qualche grammo di botulino, che nel 1986 non era neppure utilizzato per i ritocchi estetici. Ma la stoffa del soldato indomito e ribelle è quella di sempre. Quella che gli ha consentito, contro tutto e tutti, di essere un pilota Top Gun di Boeing F/A-18 Super Hornet, i jet Usa di nuova generazione che hanno scavalcato il mitico Grumman F-14 Tomcat. E il capitano Mitchell deve affrontare, forse, l’ultima missione. E i nemici parlano sempre la stessa lingua: il russo. Russia che, guarda le coincidenze, è davvero sotto i riflettori del mondo per aver invaso la confinante Ucraina.
Pare che il produttore Jerry Bruckheimer e Tom Cruise (imminente il suo ritorno sul grande schermo con Mission: Impossible - Dead Reckoning - Part One, settimo capitolo della saga) - che in questo sequel di Top Gun naturalmente è Maverick - ci pensassero già dalla fine degli anni Ottanta. Ma per lanciare la scommessa hanno dovuto attendere molto più di quanto avrebbero voluto. Ed è forse per questo che - caso particolare - l’attore di Syracuse ha deciso di anticipare la proiezione vera e propria con un suo breve monologo in cui, occhi negli occhi con lo spettatore e quel sorriso che ancora conquista, esprime tutto il suo orgoglio per aver realizzato il sogno di portare al cinema Top Gun: Maverick.
La scommessa è vinta. Perché era altissimo il rischio di deludere i cultori di quell’autentico spettacolo di acrobazie aeree e baldanza giovanile al giusto tasso di drammaticità che fu il capostipite del 1986, capace di conquistare donne, uomini e ragazzini allo stesso livello e ognuno per ragioni personali e diverse. Ed è stato scongiurato, quel rischio, grazie al buon lavoro del regista Joseph Kosinski (già su Netflix il suo ultimo lungometraggio del 2022, Spiderhead, che su FilmTv è però ancora distante dalla sufficienza) e a quello di moti altri. A cominciare da Shane Dzicek e Pete Kelley per gli effetti speciali di altissima qualità; per continuare con la fotografia dell’oriundo italiano Claudio Miranda (anch'egli al lavoro in Spiderhead); e ancora con la mirabile scenografia di Jeremy Hindle.
La sceneggiatura (Kruger, McQuarrie e Singer), che si rifà al soggetto di Jim Cash, Jack Epps Jr., ha il merito di scrivere ciò che i fan di Top Gun si aspettavano: una storia che fosse più simile possibile a quella del primo film. Al netto dell’inevitabile retorica e dei luoghi comuni tipici del genere, Top Gun: Maverick, oltre alla sua componente spettacolare costituita da fasi di addestramento dei piloti e combattimenti veri e propri, offre anche alcuni momenti di emozione. Abbiamo l’incontro-scontro fra Mitchell e Bradley “Rooster” Bradshaw (impersonato da Miles Teller, protagonista anche nel citato Spiderhead), il figlio del leggendario “Goose”, miglior amico e navigatore di Pete morto trent’anni prima durante un volo d’addestramento. Incidente di cui Maverick sente ancora di essere colpevole e di cui Rooster, manco a dirlo, lo ritiene responsabile.
Meritevole d’attenzione anche il confronto fra i due vecchi avversari d’un tempo: Mitchell, osteggiato da tutta la Marina militare, rivede un malato "Iceman" (nel ruolo un Val Kilmer invecchiato meno bene di Cruise), Tom Kazansky, giunto al grado di ammiraglio, l’unico amico rimasto al nostro eroe. Spazio anche al romanticismo con l’inserimento di un'ex fidanzata, Penny, interpretata dall’ancora incantevole Jennifer Connelly (ben valutata su questo sito la commedia del 2012 The Fourth Dimension di cui è protagonista). Da evidenziare il cameo, nella primissima parte del film, di uno scolpito Ed Harris (Era mio figlio, 2020) nella divisa del durissimo retro-ammiraglio Chester “Hammer” Cain, costretto a ingoiare il talento del solito, insubordinato Maverick.
Se un difetto inconfutabile si può trovare a quest’opera è l’essere arrivata dopo. E quindi di non averci potuto stupire come seppe fare l’originale, oltre a scontare la dovuta dose di già visto, che dipende dalle tante pellicole di genere che sono intercorse in tutto questo tempo e che proprio dal Top Gun primigenio avevano piluccato abbondante materiale narrativo. Un briciolo di malinconia e di imbarazzo per alcuni volti che ci ricordano come il tempo passi inesorabile. Da vedere. Voto 7,6.
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