Regia di Joseph Kosinski vedi scheda film
Sono passati 36 anni da quando il compianto Tony Scott portò al cinema uno delle pellicole più amate e rappresentative degli anni’80, quel Top Gun che, tra l’altro, lanciò definitivamente un giovanissimo Tom Cruise nell’Olimpo di Hollywood.
"Fammi le congratulazioni che ce l'ho fatta sul serio!"
Lo sviluppo di un sequel, per quanto chiacchierato da tempo, tardò invece ad arrivare e iniziò a svilupparsi per davvero soltanto nel 2010 quando la Paramount si offrì a Jerry Bruckheimer e a Tony Scott per realizzare un Top Gun 2 con ovviamente Tom Cruise ancora protagonista.
Piuttosto reticente a un remake dell’originale, come gli era stato proposto, Scott premeva piuttosto su un nuovo film che si concentrasse più sul ruolo dei droni nelle guerre di oggi e di come questo avrebbe portato alla fine dei combattimenti aerei per come erano stati rappresentati nel primo film.
Dopo il suo suicidio nel 2012 tutto si bloccò ma il produttore Bruckheimer continuò a impegnarsi nel progetto, spinto anche dall’interesse dello stresso Cruise nel realizzare la pellicola.
Nel 2017 viene infine annunciata la produzione di Top Gun: Maverick su una sceneggiatura di Ehren Kruger, Eric Wanner Singer e del regista Christopher McQuirre, da tempo collaboratore di Cruise, e con la regia affidata invece a Joseph Kosinski, già responsabile di un sequel temporalmente distante dall’originale (tra l’altro un altro blockbuster di quegli stessi anni) come il disneyanio Tron: Legacy (2010) ma, anche & soprattutto, autore nel 2013 del fantascientifico Oblivion (e con protagonista proprio lo stesso Tom Cruise) e mostrando notevoli capacità nel saper gestire gli effetti “reali” in camera con una sua elaborazione in computer grafica.
Il sequel di Kosinsky si mostra quindi il perfetto esempio di cinema d’intrattenimento pensato e studiato fin nei minimi dettagli per assecondare le masse mischiando, senza mai risparmiarsi, nostalgia per il passato e pura azione adrenalinica.
Top Gun:Maverick é un sequel (?) costruita completamente sulla base dell’originale che rispetterà e citerà in ogni piè momento, con riproposizioni di intere sequenze (vedi l’introduzione al suono di Danger Zone) o modificate e/o aggiornate inserendovi ulteriori elementi (ma sempre strizzando l’occhio al primo capitolo) ma presentando anche inaspettate similitudini con un’altra pellicola contemporanea al Top Gun originale (anzi uscì addirittura sei mesi prima) ovvero a quell’Aquila d’acciaio con protagonista Louis Gossett Jr. (la missione finale riprende tantissimi elementi, anche visivi, proprio di quella pellicola).
Ed é proprio nella sua capacità di rispettare il materiale originario o di rivisitarlo, sfruttandone il passato per raccontarne il presente, che sta la sua forza maggiore, in un fil rouge che pur presentando nuovi personaggi non ne prosegue davvero la storia ma ne crea una collaterale a quella originale, che finiscono inevitabilmente per specchiarsi tra loro.
Un perfetto requel dei nostri giorni, fenomeno esploso con il successo di Star Wars: Il risveglio della Forza (anche molto criticato ma che ha guadagnato una valanga di soldi) e proseguito a Hollywood con innumerevoli pellicole, da Jurassik World a Scream proseguendo con lo 007 di Daniel Craig, Terminator, Halloween, Mad Max: Fury Road e ai più recenti Ghostbusters Legacy e Matrix Resurrections fino ad arrivare a colpire (in un certo senso e/o in una sua particolare variante), anche il MCU con Spiderman: No Way Home.
Passato e presente, così come dramma e umorismo, collimano quindi in un equilibrio quasi perfetto ma il film é anche la storia di un’ossessione che si tramanda di padre in figlio (o figlioccio) ed é per questo che la figura di Goose diventa così centrale nella storia, fondendosi con i traumi di Maverick mai così vulnerabile.
E così inaspettatamente il film diventa anche una storia d’amore disfunzionale che correndo parallelamente alla missione principale non risparmia colpi emotivi ma é anche un film sulla ricerca di un proprio posto nel mondo, sul conoscere i propri limiti come anche di riuscire ad accettare i propri errori o il venire a patti con i propri demoni.
Ma Top Gun é anche e soprattutto un monumento al suo Divo per eccellenza.
Grazie al personaggio di Pete “Maverick” Mitchell, l’eroe emblema assoluto dell’epica americana che, quasi da solo, ha vinto (cinematograficamente parlando) la guerra fredda (anche e più del Rambo di Stallone), Tom Cruise si é ritagliato, ancora 24enne, un posto immortale nella storia del cinema.
E lo sa talmente bene da volersi da allora trasformare davvero nel “Maverick” di Hollywood (o in Ethan Hunt, altro alter ego di Cruise e personaggio gemellato al protagonista del film) arrivando anche a ridefinire, con pazienza e fatica, anche al modo di pensare, produrre e realizzare i blockbusters a Hollywood proponendosi anche come artista “barra” atleta (!?) che unisce alla parte recitativa (spesso ottima, checché se ne dica) anche una performance fisica e atletica di altissimo livello, e che comprende anche il pilotare davvero gli aerei della Marina (quelli per l’addestramento, non uno di quelli veri che, da solo, vale quasi l’intero budget del film) o il saltare da un palazzo all’altro frantumandosi le ossa del corpo.
Perché lo fa? Forse é un narcisista? Un esaltato? O forse é semplicemente un uomo che ama ciò che fa (cinema) e che é disposto a superare anche i propri limiti (e degli altri), come anche del mezzo cinematografico, pur di farlo a modo suo accettando qualsiasi tipo di sfida anche (forse) per un senso di rivalsa verso un mondo di cui, da piccolo, si sentiva respinto (causa una forma seria di dislessia diagnosticatagli a 7 anni) e di cui invece ora ne anela l’approvazione, anche in una forma perfino ossessiva.
Un pò come gareggiare in moto con un aereo a reazione della Marina Militare.
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Un nuovo cast di talento, guidato da Jennifer Connely e Miles Teller e che comprendono Jon Hamm, Ed Harris, Glen Powell, Monica Barbaro, Lewis Pullman, Lyliana Wray e Val Kilmer che ritorna in un cameo, scene d’azione altamente spettacolari e una potentissima messa in scena ritmata da una colonna sonora realizzata dal solito Hans Zimmer completano uno splendido esempio di moderno film d’intrattenimento.
A suo modo riuscitissimo.
VOTO: 7
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