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La città nuda

Regia di Jules Dassin vedi scheda film

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La recensione su La città nuda

di OGM
10 stelle

Si può dirigere un noir armati di un raffinato senso estetico e di un brillante lume intellettuale. E si può dirigere un noir semplicemente col cuore, animati dall’amore per una città e per l’umanità che la popola. Un amore che si estende, con generosità, anche allo spettatore, che, di fronte a questo film, si sente immediatamente accolto nel caldo abbraccio della narrativa popolare, dove tutto appare naturale, e tutto viene pazientemente spiegato, illustrato con esempi e commenti, senza richiedere alcun ulteriore sforzo interpretativo. In questo modo si scopre quanto sia gratificante lasciarsi catturare da un’atmosfera, anche quando questa è estranea alla poesia del sogno o all’incanto della fantasia, ed è invece composta della fredda e rarefatta aria del realismo. Il crimine, le vicende quotidiane, le mille solitudini che abitano l’anima di una metropoli come New York sono un amalgama di tante trascurabili banalità, in cui anche un omicidio può passare inosservato, finendo archiviato tra le pratiche di ordinaria amministrazione. Spetta agli investigatori strappare il caso all’indifferenza della normalità, per fare emergere, insieme alla verità, il dramma individuale di cui il delitto è la tragica ed estrema espressione. Il film di Jules Dassin ci parla della fatica di ricostruire una storia chiusa dal terribile sigillo della morte violenta; il nulla, che in un attimo inghiotte l’identità e il passato della vittima, è il buio in cui si brancola in cerca di indizi, di informazioni, di prove che, anzitutto, rendano giustizia alla vita dell’ucciso, restituendole quella complessità ed irripetibilità che contraddistinguono ogni esistenza umana. L’indagine condotta dalla squadra del tenente Dan Muldoon è come un percorso della memoria, che interroga le persone conosciute dalla povera Jean Dexter richiamandole al dovere di ricordare, di testimoniare, di impedire che quella giovane donna, con le sue vicissitudini, cada irrimediabilmente nell’oblio. Riportare alla luce gli errori e i desideri che le sono stati fatali non è solo oggetto di un compito investigativo,  o un argomento di interesse per la cronaca: è una missione di solidarietà e compassione, investita, nella cornice cinematografica, di un nobile carattere letterario. Per questo motivo la ricerca non esclude l’immaginazione, il coinvolgimento emotivo personale, l’ironia dell’equivoco, l’imperfezione del contrattempo: sono queste, d’altronde, le componenti del duro lavoro  di chi inventa storie e  le prepara, coscienziosamente, ad essere raccontate e, soprattutto, credute. E sono i termini della millenaria impresa che vede l’uomo impegnato  in un confronto impari con gli eventi,  che continuamente accadono, senza tener conto della sua fondamentale necessità di sapere e capire.  Ne La città nuda il rigoroso sviluppo logico che caratterizza i classici del noir diventa un filo che si ingrossa, si attorciglia, si perde nel vario e movimentato panorama della grande città, e così soffre, mentre è costretto a  guardarsi intorno. E, quando si ferma per riprender fiato, ha il tempo di pensare a quanto di eccezionale vi sia nell’ordinario, perché l’importanza e la rarità dipendono soltanto dal punto sul quale decidiamo di concentrare l’attenzione. 

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