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La città nuda

Regia di Jules Dassin vedi scheda film

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La recensione su La città nuda

di Alvy
9 stelle

Noir metropolitano di impronta smaccatamente realistica e naturalistica

 

 

Ora mi sono finalmente chiare le ragioni per cui Rockstar Games abbia deciso di omaggiare questo film nel suo capolavoro videoludico L.A. Noire, sviluppato da Team Bondi e rilasciato nel 2011 su PlayStation 3, Xbox 360 e PC Windows.

 

Oltre ad essere uno dei titoli fondativi del noir metropolitano, The Naked City è anche un perfetto modello di narrazione "che bada al sodo", come spesso deve essere un videogioco: molta azione, poca riflessione, non c'è tempo per esistenzialismi e antieroi vari, l'unica cosa che conta è l'indagine, raccontata con dovizia di particolari, indizi e svolte. In tal senso, il regista Jules Dassin prende le distanze dalle atmosfere di altri noir epocali degli anni Quaranta come Laura di Preminger, Double Indemnity di Wilder, The Lady from Shangai di Welles o The Big Sleep di Hawks (tutti e quattro esplicitamente omaggiati a vario titolo nel gioco Rockstar) e, su sceneggiatura di Albert Maltz e Malvin Wald (quest'ultimo anche autore del soggetto), dirige un poliziesco in cui l'attenzione è monopolizzata da quella babele infernale che si chiama "vita in una metropoli occidentale" in cui amori, tradimenti, affari andati a rotoli e menzogne sono all'ordine del giorno. Non c'è tempo per pensare al passato o per affogare i dispiaceri nell'alcol, la vita contemporanea è una continua corsa contro il tempo e, archiviato un caso, si passa immediatamente a quello successivo, senza rimuginarci troppo sopra.

 

Molta critica ha generosamente voluto vedere in questa impostazione narrativa ed estetica un accoglimento delle istanze del neorealismo italiano. Se è vero che il tessuto sociale dell’infernale metropoli sia indagato con naturalistica accortezza (numerosissime le scene girate in esterni), su cui lo sguardo dello spettatore si posa volentieri anche in virtù dell’assenza di star attoriali di primo piano (ma gli attori non professionisti del neorealismo sono un’altra cosa), è altrettanto vero che manchi il concetto di pedinamento nel senso zavattiniano del termine e che sia anche assente un più o meno accentuato afflato civile o umanitario: l’empatia latita in un mondo crudelmente spietato e veloce (A new type of city based not on the man, but on the automobile. The car, the symbol of freedom and vitality si dice nel folgorante incipit di L.A. Noire, anch’esso ambientato negli anni Quaranta) in cui non può esserci spazio né tempo per la denuncia neorealista. La risoluzione del caso è solo una missione da compiere o fallire. Il voice-over stesso che accompagna lo spettatore (aggiunto dal produttore Mark Hellinger, che impose il proprio cut senza il consenso di Dassin) non rappresenta l'io interiore di chi indaga ma è semplicemente la voce di un distaccato e cinico narratore che suggella il finale con un freddo ma coerente There are eight million stories in the naked city. This has been one of them. Non sempre i produttori sbagliano: la distanza emotiva della voce narrante rende perfettamente l’idea di un mondo imperturbabile.

 

Le istanze autoriali del co-sceneggiatore Albert Maltz, non per caso uno dei “dieci di Hollywood” della famigerata prima lista nera di epoca maccartista, si sposano perfettamente col desiderio di Dassin (anch’esso costretto dal maccartismo a lasciare gli Stati Uniti e a trasferirsi prima in Inghilterra, dove diresse il grandioso Night and the City, e poi in Francia, dove realizzo il capolavoro Rififi, uno dei film fondativi dell’heist movie) di sperimentare con la macchina da presa soluzioni formali differenti dalla solita grammatica della Hollywood Classica: il climax finale ne è la più la limpida delle prove.

 

Un grazie a Rockstar Games per aver permesso a Team Bondi di omaggiare, in un videogioco mainstream, l'immortale immaginario del noir classico, un grazie a TLEFilms - Film Restoration & Preservation Services per aver restaurato il film nella maniera filologicamente più corretta (glorioso formato Academy 1.375:1, magnificamente fotografato da William H. Daniels, giustamente premiato con l’Oscar) dopo lo smarrimento del negativo originale in nitrato malgrado più di 30 anni di ricerche negli archivi di tutto il mondo (il film non sarebbe lo stesso senza la splendida partitura musicale del grande Miklos Rozsa, che era dall'epoca d'uscita in sala che non era possibile ascoltare nella sua piena chiarezza) e un grazie al carissimo CineNihilist (che sarebbe più corretto in questo caso chiamare GamerNihilist) per le sue preziosissime segnalazioni

 

 

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