Regia di Matthew Holness vedi scheda film
se lo guardi troppo a lungo, ti sembrerà si muova; se ti guardi troppo a lungo nelle tenebre dei tuoi incubi puoi scegliere se aprire la porta o soccombere agli artigli del tuo terrificante passato parentale
possum è un gradevole oggetto non identificato, che si accartoccia in un banale spiegone finale, di cui sicuramente la riuscita totale del film non abbisognava, così come i cultori dei film spaventevoli, sgradevoli e inquietanti.
nonostante tutto il ritorno di philip nella casa di famiglia in un agreste sobborgo alquanto anonimo, inizia con le migliori contorte fantasie.
philip è un burattinaio con un carico di problemi e complessi così alti e pesanti, che il suo viso non può che essere una maschera tragica con la bocca perennemente piegata all'ingiù come fosse la copertura di un predatore seriale.
ritorna nella casa dove i genitori morirono arsi in un incendio, che all'apparenza sembra abbandonata e disabitata, e invece è ancora abitata dallo zio maurice, anch'esso burattinaio, che vive in uno squallido stato di abbandona, tra sporcizia e stanze chiuse rese insicure dall'incendio.
il ritorno di philip nel borgo antìo non è di certo ciò di cui la comunità ha bisogno.
viene sgamato da uno studente che di lì a poco svanirà nel nulla, a guarsarlo. etichettato "pervertito" da due ragazzotti fermi a fumare e allontanato malamente dal preside della scuola, frequentata da philip, con l'ingiunzione di non farsi vedere mai più.
philip si accompagna continuamente con una borsa che contiene la sua ultima creazione, un terrificante pupazzo, chiamato possum, che ovviamente non poteva andar bene per rallegrare i pomeriggi dei bambini, ma è scaturito direttamente dalla mente di philip, che insieme al ritorno a casa, lo sta completamente e definitivamente allontanando dalla realtà.
il potere che risiede nel nome del pupazzo, lo avvolge sempre più in una immaginaria tela di ragno.
i muri anneriti e imputriditi dal rogo, la presenza di questo zio che più laido non si può e il suo girovagare per i luoghi frequentati quando era un bimbo e poi un ragazzetto, accudito e cresciuto dallo zio, nella speranza di poter abbandonare possum per poi ritrovarselo nel letto al suo fianco, non fanno altro che farlo sprofondare sempre più in una pazzia, resa latente dal suo allontanamento, ma ora sua compagna stretta.
le notizie sul ragazzo svanito nel nulla, concidenti con il suo arrivo, rendono philip un papabilissimo presunto colpevole.
il suo isterico girovagare; le sue inquietanti visite alla scuola e al parchetto sull'altalena, non sono che un segnale puntato su di lui con su scritto predatore per la comunità.
lo sprofondare nel maelstrom della definitiva follia per philip è la creazione di questo burattino con lunghe zampe di ragno e una maschera bianca con le sue sembianze.
le musiche, i luoghi oppressi da una luce livida, il viso di philip sempre più somigliante ad una maschera mortuaria con un ghigno piegato all'ingiù dopo aver visto e provato l'abisso dell'orrore e possum che sembra muoversi verso di lui e su di lui con philip che pare aspettarlo, sono un buon gioco cinematografico, per titillare il gusto dello spettatore pignolo.
perchè di certo non serviva quel confronto finale con lo spiegone per capire cosa era successo nel passato di philip.
comunque aldilà del finale che ha rovinato la tensione fin lì sapientemente costruita per frammenti, per ossessioni e incubi, il film è un buon saggio per il regista che ha saputo utilizzare tutto l'orrore più o meno mentale fin qui visto.
possum è un cammino rituale fatto insieme al protagonista nei luoghi che lo hanno a suo modo cresciuto, (s)formato e dilaniato, cercando di specchiarvicisi, per uscire dallo specchio in cui era entrato suo malgrado.
ottimi i due protagonisti.
il tour de force ginnico facciale di sean harris è spossante, ma anche il veterano alun armstrong è degno di nota in questo ruolo melmoso, nel quale ha deciso di immergersi e sperimentarsi.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta