Regia di Taika Waititi vedi scheda film
Grande strombazzamento, grande passaparola, gli amici te lo consigliano, tutti ne parlano, ergo grandi aspettative. Che vengono puntualmente smentite. La prima parte del film è una commediola tiepida che non graffia, con qualche momento che strappa un sorriso, ma anche molte altre situazioni imbarazzanti e penose che ricordano il peggior Mel Brooks. La domanda che sorge spontanea è: perché un Hitler idiota, vero elemento disturbatore della narrazione, vero punctum pruriens, che tra l'altro nel libro da cui è stato tratto il film, "Il Cielo In Gabbia" di Christine Leunens, non esiste affatto? Sorge spontaneo il forte sospetto che Waititi volesse comunque apparire nella pellicola, e che il ruolo l'abbia pensato apposta per se. Fino a 1:17:00 la vicenda si trascina stancamente, finché arriva la scena della farfalla azzurra che, per quanto possa essere ritenuta melensa, trovo dia una svolta e fornisca una chiave di interpretazione per tutto il film. Da lì in poi la narrazione prende vigore, per poi perderlo ignominiosamente con l'ultima scena, che è, ahimé, patetica. Due annotazioni di folklore: è strano sentire parlare inglese (nella versione originale) da dei tedeschi, le due lingue cozzano ed esprimono una visione completamente diversa dell'universo, di cose e sentimenti. Tirando le somme, gli unici che usano il tedesco sono The Beatles all'inizio in "Komm, Gib Me Deiner Hand" e David Bowie sui titoli di coda con "Heroes". Altra osservazione: Waititi deve amare alla follia le lunghezze focali spinte, buona parte del film è bidimensionale, soprattutto le scene ambientate nella stanza e all'esterno, ma l'effetto è molto piacevole perché sembra di essere ad una esposizione di quadri a pastello. Peccato, poteva essere un film decisamente migliore, e le sei nomination agli Oscar lasciano molte perplessità.
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