Regia di Taika Waititi vedi scheda film
TFF 37 - FESTA MOBILE/FILM DI APERTURA Avere 10 anni, essere ariano e vivere la parabola ascendente del leader nazista che tutti tristemente conosciamo, può risultare favorevole, soprattutto se si usufruisce di un amico immaginario che assume le medesime sembianze, un po' isteriche, un po' parodistiche, sicuramente umanizzate e cabarettistiche, del fuhrer stesso.
Ma se:
-non si possiede proorio un coraggio da leoni, tanto da riuscire a farsi soprannominare col nomignolo del titolo per la propria conclamata negazione alla violenza;
-si ha una madre dolce, bella, bionda, simbolo dell'essere e vivere la propria condizione privilegiata legata alla superiorità della razzaa, che tuttavia si prodiga in attività segrete non ben decifrabili;
-si scopre di avere nascosta in casa propria una ragazza ebrea coetanea della sorella defunta, ma così bella e fuori dagli schemi forniti a proposito della supposta mostruosità ebrea, che è impossibile non rimanerne abbagliati fino ad innamorarsene;
....ecco che arrivano i guai, acuiti dalla costante avanzata di un esercito Alleato proteso a sgretolare l'impero: le certezze di una vita acerba, ma risoluta e cosciente, si sgretolano e a nulla serve la spalla consolatoria e piena di scappatoie che il solerte dittatore si prende cura di fornire al piccolo indeciso ed interdetto.
Il film del neozelandese regista e attore/cabarettista con una certa verve comica Taika Waititi, li cerca tutti, e li trova anche, i trucchi per farsi amare: per commuovere scherzando con garbo su argomenti altrimenti impossibili come l'Olocausto, per disporre lo spettatore entro un gioco in cui pare impossibile non partecipare, entrando a farne parte senza entusiasmarsi, divertirsi, ed un po' pure indignarsi quel tanto che basta per farsi conquistare.
Ma non lo aveva già fatto, quasi trent'anni fa, il nostro "Robberto" con La vita è bella? Appunto, trent'anni fa, ragranellando onori e premi prestigiosi e una fama mondiale quasi senza precedenti.
Qui si ritorna nello stesso teatrino fatto di scenografie di cartapesta, ove il gioioso afflato verso la vita fa da inopportuno cuscinetto alla drammaticità del contesto storico.
Qui il film alterna sentimentalismi senza controllo, con ironie facili, tecnicamente ben giostrate, oltre a gigionerie ogni tanto divertenti dello stesso Waititi, impegnato nel ruolo del fuhrer invisibile e personale, che lo stesso rende ed esteriorizza con la mimica gommosa ed esagitata che ricorda le moine di Jim Carrey dei bei tempi sguaiati.
Aggiungiamoci un brillante senso del ritmo, con situazioni da satira che vorrebbero avvicinarsi allo stile naid di Wes Andersson, ed attori bravi ed impegnati, nonché di fama, come la Johansson e Rockwell. Basta per entusiasmare o convincere? Tutt'altro.
Il calcolo spudorato e l'emulazione strumentale al voler creare un evento, hanno la meglio e soffocano ogni ispirazione eventuale.
Almeno per me.
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