Regia di Arthur Ripley vedi scheda film
E' un bel film dal carattere un po' anomalo, tutto ambientato nel mondo dei contrabbandieri di whisky del Kentucky negli anni '50. La regia è corretta e niente di più (a parte per la scena finale, che è un gioiellino), tuttavia il film finisce per avere un suo fascino, e per appassionare. I motivi sono il bellissimo personaggio del protagonista, ben caratterizzato anche grazie alla bravura di Robert Mitchum, e le musiche, cioè alcuni delicati pezzi strumentali country e un paio di belle canzoni (specie la seconda, lirica e struggente).
Il protagonista è uno di quegli eroi non rari nel cinema noir e di quel periodo in generale, perché ha la propria rovina scritta in fronte già all'inizio del film. Nel corso della vicenda essa non fa che concretizzarsi sempre meglio, nonostante i numerosi avvertimenti che i vari personaggi gli indirizzano. Certo, ancora un viaggio, e poi smetterà per sempre... In campo sentimentale, purtroppo è più attratto da una donna conturbante e suadente, che dalla brava ragazza dagli occhi limpidi, la quale nutre la speranza di riuscire ad imbastire con lui una vita normale e tranquilla, mettendo su una bella famigliola.
L'attività del contrabbando viene presentata in modo sfaccettato e problematico: è sì illegale e perseguita dalla polizia, però non è un male assoluto e inescusabile per chi la fa. Iniziarono gli avi irlandesi, che non riuscivano a capire perché a casa propria non si potesse distillare whisky liberamente. Poi l'attività è passata da padre in figlio, in modo automatico e quasi acritico. Ora il personaggio di Mitchum prende lentamente coscienza della pericolosità del contrabbando, della vita inumana a cui costringe, senza contare il continuo rischio della vita. Inoltre, accanto ai vecchi contrabbandieri di piccolo cabotaggio, spuntano grossi pescecani che puntano a sottomettere le piccole distillerie (con le buone o con le cattive) e a spadroneggiare nell'ambiente del whisky senza il bollo dello Stato. Per di più, il film è anche un piccolo documentario interessante sulle tecniche di contrabbando, su come venivano truccate e attrezzate le automobili, e sui modi per eludere i controlli.
Robert Mitchum recita (caso unico?) accanto al figlio James, che gli assomiglia in modo sorprendente. Nel film fa la parte del suo fratello minore. Doveva essere un progetto molto personale, in cui l'attore credeva molto, perché è anche produttore, autore del soggetto, e di una delle due belle canzoni. Robert Mitchum non era insomma solo un bravo interprete e un divo, ma un artista completo e un talento poliedrico.
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in effetti se si aspetta il finale e' la parte migliore del film...il resto tutto nella norma....se non fosse che c'e' MItchum!!!.
Infatti, a me è piaciuto più di tutto il personaggio da lui interpretato. E la canzone della sigla.
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