Regia di Michael Mann vedi scheda film
Thief, è lo scarno titolo originale e anche la professione del protagonista (nascosta dietro un’attività di copertura, il concessionario di auto): una professione scelta per necessità, perché dopo 11 anni di prigione non era più possibile rimettersi nella carreggiata di una vita normale, ma sempre con la dichiarata intenzione di ritirarsi una volta messo da parte abbastanza denaro. Lui vorrebbe restare un cane sciolto e continuare a praticare il suo meticoloso artigianato; ma si scontra sia con l’industria del crimine, rappresentata da un boss deciso a farlo lavorare per lui, sia con i poliziotti corrotti che chiedono mazzette. Ambientazione notturna, ritmo sincopato, musica a palla: il primo film di Michael Mann ha già un’impronta ben riconoscibile. Quasi una scheggia degli anni ’70 in ritardo: un film secco, essenziale, con qualche ingenuità (possibile che una compravendita di diamanti rubati, con esposizione dei pezzi, venga trattata all’interno di una tavola calda?), ancora lontano dalla deriva ipertrofica che il regista ha talvolta preso in tempi recenti. Come prassi vuole, il duro James Caan ha un cuore tenero che si scioglie nella bellissima scena in cui lui e Tuesday Weld si raccontano le proprie vite: la silenziosa separazione fra Val Kilmer e Ashley Judd in Heat, con tutto il loro amore concentrato in uno sguardo, è già qui.
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