Regia di Maxwell Shane vedi scheda film
Edward G. Robinson è uno dei miei attori preferiti (se non il preferito tout-court) del cinema americano anni ’40 e ’50. Come spesso gli accade, domina l’intero film. Un thriller che più classico non si può e, proprio per questo, bellissimo. Sapendo che in quegli anni, nel mondo del cinema d’oltre-atlantico, attori, registi, sceneggiatori avevano il proprio psicoanalista come si ha il proprio dentista o il proprio sarto, non mi è stato difficile capire, dopo pochi minuti di proiezione, che l’omicidio al centro della vicenda era stato commesso sotto ipnosi. Questo non toglie alcunché all’interesse di un film esemplare per il suo equilibrio tra suspence, ricostruzione ambientale (meraviglioso bianco e nero a New Orleans) e caratterizzazione dei personaggi. Kevin McCarty non regge ovviamente il confronto con Edward G. Robinson. Quest’ultimo deve aver fatto un patto con il diavolo: dodici anni dopo la sua perfetta prestazione nella“Fiamma del peccato” di Wilder, ha esattamente la stessa faccia, sorniona, intelligente, maliziosa, alla Leonardo Sciascia. Un gigante che, per giunta, gode nelle versioni doppiate in italiano di un doppiatore impeccabile. Chi era? Immancabile in un film ambientato a New Orleans in quegli anni, una colonna sonora semplicemente affascinante.
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