Regia di Billy Wilder vedi scheda film
Le strade che s’incrociano, si scontrano e si aggrovigliano, la commedia degli equivoci, il rincorrersi frizzante di situazioni sempre più esilaranti, c’è il Wilder migliore qui, da 5 Oscar: miglior film, sceneggiatura, scenografia, montaggio e regia.
Suicidarsi a Capodanno? Perché no? E’ il momento migliore perché passi qualche angelo a impedirlo.
Ci stava provando George Bayley,cittadino di Bedford, quando arrivò Clarence, angelo senza ali e conclusero che la vita è meravigliosa, cadde la neve e tutti aprirono i regali di Babbo Natale; qui ci prova Fran Kubelik (una Shirley MacLaine così carina, simpatica e dolce da meritare pienamente Jack Lemmon).
Gli ingredienti ci sono tutti: c’è Buddy Baxter, meglio detto CC (cicci) Baxter (un Jack Lemmon incommensurabile, con la bombetta sembra addirittura il modello di Magritte, senza è l’idea platonica del mezze maniche perso in un deserto di 8 milioni di anime di nome New York City), c’è un tubetto di sonniferi nel suo bagno, gli serve a recuperare un po’ di sonno, visto il traffico che si svolge nel suo appartamento che presta ai superiori che ci vanno con le amanti di turno; c’è Sheldrake (un Fred MacMurray più antipatico che mai, sembra che ci goda!) il capo dei capi, quello sul piano più alto del grattacielo, così insospettabile e compassato da sembrare una persona seria (chi penserebbe mai che è lui ad aver conquistato l’irraggiungibile miss Kubelik degli ascensori?
Non ce l’aveva fatta nessuno, lei sempre gentile e carina, con quel bel fiore fresco sul vestito e un sorriso per tutti, ma le mani a posto, per favore!)
Per tornare al Natale, c’è tutto: Sheldrake che deve scartare i regali nella bella casa di White Plains con i suoi bambini che giocano con i nuovi giocattoli sotto l'albero e la moglie rassicurante al suo fianco (non è certo il momento per parlare di divorzio!); la segretaria a cui l’aveva promesso (il divorzio) quattro mesi prima di prometterlo a Fran e che ha spifferato tutto a Fran durante la festa degli auguri in ufficio; Fran che nonostante tutto lo ama; i regali di Natale da scambiare.
Dove? Ma nell’appartamento di Cicci, dove altrimenti? (non dimentichiamo che Cicci sta salendo di piano in piano con le promozioni nel ramo “soccorso a mariti insoddisfatti”, e l’esclusiva per l’utilizzo del suo appartamento al gran capo lo ha portato ora alla vicepresidenza, ufficio a fianco di Sheldrake e toilette privata.)
Tallone d’ Achille di Cicci: la signorina Kubelik. Lui l’ama, non lo confesserebbe neanche a sé stesso, ma è l’unico a togliersi il cappello in ascensore, e questo Fran l’ha notato.
Le strade che s’incrociano, si scontrano e si aggrovigliano, la commedia degli equivoci, il rincorrersi frizzante di situazioni sempre più esilaranti, c’è il Wilder migliore qui, da 5 Oscar: miglior film, sceneggiatura, scenografia, montaggio e regia.
Per tornare al suicidio: sì, un bigliettone da 100 dollari come regalo non è proprio il massimo, anche se all’epoca ci si comprava parecchio, ma la povera Fran non è allegramente cinica come le colleghe e restare sola nell’appartamento di Cicci col rimmel che cola la porta per forza in bagno, e lì ci sono i sonniferi.
Il nostro Cicci, che nel frattempo ha capito tutto, capisce anche questo, l’importante è che lei si salvi e meno male il vicino di casa medico che la notte di Natale non ha impegni e arriva con la sua borsa miracolosa (Dreyfuss, con un nome del genere è normale che abbia antenati europei, magari ebrei, mastica il tedesco e gli dice una parola magica).
Il bivio drammatico, a questo punto, per Cicci è: tenersi il posto con toilette personale o mollare tutto e recuperare la propria dignità di “mensch” ( questa è la parola magica).
All’odioso Sheldrake che gli chiede la chiave, come al solito, ne restituisce una: quella della toilette.
La notte di Capodanno è solo con la Magnum di champagne nel suo appartamento, finalmente solo suo.
Come la passerà? La berrà da solo?
Andare al cinema per saperlo.
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