Regia di Billy Wilder vedi scheda film
Baxter, impiegato di una ditta enorme, presta il suo appartamentino da single ai suoi capi, facendo in cambio una rapida carriera. Comincia a corteggiare una collega, che però un giorno ritrova in casa sua, svenuta, nel letto: uno dei capi l'ha appena scaricata. Baxter si prende cura di lei e la ragazza può finalmente ricambiarlo.
L’appartamento è una delle più note ed apprezzate (non solo dal pubblico, poichè si aggiudicò ben cinque Oscar) fra le commedie di Billy Wilder, qualcuno sostiene addirittura la migliore; garbata nonostante il tema 'ambiguo' - scappatelle extraconiugali, incontri occasionali - e dotata di una trama intrigante e non particolarmente complessa, nella quale si scatena pian piano una interminabile serie di equivoci, questa pellicola rappresenta pure un'ottima prova del grande Jack Lemmon, assistito in scena con grazia e incisività da Shirley McLaine e con altrettanto decisa presenza dal ‘cattivo’ della situazione interpretato da Fred McMurray. Il congegno assume ben presto i contorni di una deliziosa fiabetta in cui i buoni e giusti trionfano - anche moralmente – sui prepotenti e presuntuosi: e questo è il limite principale dell’opera, indubbiamente facilotta sul piano dei contenuti, per quanto la sceneggiatura del regista e del sodale I. A. L. Diamond sia magistralmente strutturata. Ma, come è noto, a Wilder poco interessavano gli insegnamenti e il filosofeggiare: L’appartamento rispetta perfettamente le ambizioni di partenza degli autori e cioè trascina lo spettatore in una rocambolesca salva di gag e malintesi della durata di due ore tonde. Troppe? Da un certo punto di vista sicuramente qualcosa si poteva tagliare (specie all’inizio: occorre mezzora perché il personaggio di Fran entri in scena, e anche quello di Sheldrake si fa largo pian piano), ma considerando l’impatto della storia e la solidità della sua narrazione, la questione perde rapidamente di importanza. 7/10.
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