Regia di Yi'nan Diao vedi scheda film
Un film che si presenta con grandi aspettative, ma il tutto si ferma ad un opprimente formalità,ad una perfezione estetica dove il pathos e il cuore della storia si perdono nei sobborghi di Wuhan.
Atmosfere noir, catalizzate in periferie degradate, di una Cina lontana dai palazzoni scintillanti dei nuovi ricchi.
Quello presentato da Diao Yinan è invece un Oriente fatto di "Giungle d'asfalto" e case sudicie. È qui che sopravvive la vicenda criminale di Zhou Zenong, bandito e capo di una delle tante gang che infestano le strade di una cittadina cinese, circondata da un lago al colore di neon che titola il film.
"Il lago delle oche selvatiche" poteva e doveva essere di più, i pretesti c'erano tutti, la storia del bandito braccato e aiutato da una prostituta, proponeva la poetica del maestro Melville e una sorta di agiografia "Hard boiled".
I primi minuti lasciavano presagire bene, in delle "lezioni" di furto di moto in stile "Soliti ignoti" con occhi a mandorla.Ma sopratutto nella riproposizione da cinema storico alla John Huston o Howard Hawks per intenderci. Fotogrammi romantici e pezzi di letteratura cinematografica, riletta nei canoni dell'estremo oriente, strizzando l'occhio al mito Bruce Lee e alle sparatorie di John Woo.
La regia aveva infatti a disposizione location e facce all'altezza della situazione, sopratutto nel sudiciume che investe la vicenda. Anche la trama nonostante degli stilemi abusati nel genere, ci riportava ad antichi fasti, alla passione che ci portava prendere le parti del criminale più che lo sbirro.
Ma purtroppo il miracolo non è avvenuto,colpa di una regia troppo inquadrata e fredda,che inseguendo il "gesto perfetto" relega i suoi personaggi a figurine senz'anima e pathos.Tutto si perde nell'eccessivo tecnicismo che pervade l'intera opera.
Nonostante l'utilizzo d'inquadrature a effetto e una fotografia eccelsa nel restituirci l'animo torbido della vicenda, il film non riesce a decollare.
Colpa di un manierismo eccessivo che toglie nerbo e ritmo alla storia, che rimane confinata tra i vicoli della famigerata e purtroppo nota Wuhan.
Dispiace vedere gettata una storia di spessore alle ortiche, quello che affascina nella "mise en scene" si perde in lungaggini varie e in una lentezza palpabile e noiosa.
Un opera del genere richiedeva ritmo e più "epos" criminale, ma purtroppo il tutto decade in flashback asfittici e scontati.
Un vero dispiacere che tuttavia non toglie i pregi di un film che gode di grandi virtuosismi, con la regia di Yinan che nel suo perfezionismo risulta tutto "cervello" e pochissimo "cuore" .Un delitto mortale che ferisce la passionalità tipica dell'antieroe, annegandolo in un lago di bellezza color neon, molto seducente ma che rimane troppo in superficie....
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