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Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto

Regia di Elio Petri vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto

di axe
9 stelle

Un poliziotto di altissimo livello, identificato come il "Dottore", uccide Augusta, la propria amante, seminando indizi in grado di consentire, ad un attento investigatore, la propria incriminazione. Contestualmente, lo stesso è chiamato a dirigere l'ufficio della questura che si occupa di reati di matrice politica. Successivamente, il dirigente si comporta con ambiguità. Da un lato, s'adopera per agevolare le indagini, da un altro per intralciarle, abusando della propria autorità. Quale dissidio interiore agita l'animo del protagonista ? E perchè agisce in tale maniera ? Il regista Elio Petri dirige con fermezza e coraggio un film sul potere e sui chi lo possiede, ambientandolo nella sua contemporaneità, a cavallo tra gli anni '60 e '70, in un'Italia stretta nella morsa del terrorismo, rosso e nero. Il "Dottore" protagonista, magistralmente interpretato da Gian Maria Volontè, sembra, inizialmente, avere il controllo della situazione. Grazie al prestigio sociale ed all'ampia libertà di movimento conferitigli dalla sua carica, ha la facoltà di destreggiarsi nell'uso del suo "potere". Da un lato egli è un valente investigatore; ciò lo porta agli onori della cronaca e spiana la strada al progredire della sua carriera. Dall'altro, è un uomo con le sue passioni, le sue debolezze. Si lascia coinvolgere da Augusta in un gioco perverso, che egli crede di controllare, così come ogni elemento entro la sua sfera d'azione. Ma non è così; la donna - e l'intrico di ambigue schermaglie che caratterizza il loro rapporto - gli sfuggono dalle mani. Decide, probabilmente non essendo in grado di distinguere in merito, di trasformare la finzione in realtà, e sostenere da solo quella che è, di fatto, una lotta contro sè stesso. L'"uomo", sfruttando il potere, tenta di sfuggire al "poliziotto", una figura creata da quella stessa entità. Il protagonista perde completamente il controllo della situazione, nel momento in cui l'avversario ideale di entrambe le essenze, un rivale in amore che incidentalmente è un anarchico coinvolto in fatti di violenza eversiva, lo mette doppiamente "sotto scacco" sfruttando la debolezza del lato umano del "Dottore" per comprimere la sua libertà nel disporre del potere. A questo punto, tratteggiando un finale onirico ed aperto, il regista ci mostra come il "Dottore", forse non del tutto consapevolmente, "capisca il gioco". E' il potere a controllarlo, e non viceversa. Un potere in grado di proteggersi e rigenerarsi, alimentandosi grazie alle capacità ed alle prerogative di tanti altri uomini come lui, servitori a vario titolo di uno "Stato", qui inteso come un insieme di istituzioni assolutamente indifferenti alla giustizia, alle avanguardie morali, ai diritti di libertà. Elio Petri sceglie di mostrare il delitto ad inizio racconto; successivamente, alterna sequenze riferite al presente a flashback, che consentono di conoscere a fondo il protagonista ed i motivi della propria scelta. Il ritmo è molto serrato; Gian Maria Volontè domina le scene. Di forte impatto la sua dialettica, pregna di terminologie proprie del diritto penale e di criminologia; estremamente retorico nei suoi dialoghi, o monologhi, dal momento che - in particolare, tra i suoi subalterni, tra i quali il povero "Dottore Panunzio" - trova ben pochi disposti a contraddirlo. Sembra posseduto da una forza ultraterrena; forse, nelle intenzioni del regista, lo è. Dominato da quell'entità astratta e sfuggente che crede di controllare. La tensione è sempre molto alta, tanto per l'assurda situazione nella quale è calato il protagonista, della quale è inimmaginabile una via d'uscita, quanto per i costanti riferimenti all'attualittà dell'epoca, tra crimine dilagante e aspro confronto tra parti sociali. Un film, tra il drammatrico ed il grottesco, da vedere assolutamente, sia per le tematiche trattate, le quali inducono riflessioni sull'essenza del potere e suoi rapporti delle persone con esso; sia per l'audacia dimostrata del regista nell'elevare una critica di così ampia portata, sia per l'ottima prova resa da Gian Maria Volontè, sia per la colonna sonora di Ennio Morricone.

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