Regia di Elio Petri vedi scheda film
A parte per un Volontè gigantesco, il film di Petri dovrebbe esser proiettato nelle scuole a rotazione, per evitare che si perda la memoria di ciò che è stato, e l'intelligenza per evitare che riaccada (e infatti riaccade). Un'attualità disarmante che ci spaventa più di un horror, anche se tante scelte allucinate e un montaggio nervoso, sembrano proprio proporci un film del terrore. Ma ciò che più disarma e spaventa è proprio il linguaggio cinematografico adottato da Petri, sospeso tra il poliziesco, il film denucia, la parabola pirandelliana, le atmosfere e gli interni kafkiani, e quel surrealismo grottesco che ci spiazza e quasi ci mette a disagio (che è uno dei pilastri del cinema horror...). A disagio di fronte ad un uomo orribile, da prendere a calci nel culo fino a bucarlo, come dovremmo fare con tanti nostri governanti. Ma Volontè è incredibile, perchè sa fare quello che riesce a pochi (Gene Hackman su tutti), ovvero mettere quel briciolo di umanità dietro ad uno splendido cattivo. Un vero stronzo. Il suo Apologo sulla Repressione è fantastico. Un po' facile nel contenuto, è vero, ma è proprio questa assurdità infantile, facilmente smascherabile, che evidenzia la sua follia intrinseca, e quindi anche la sua desolante miseria, che rivela così la fragilità e l'inganno del potere politico e istituzionale. Un incubo che parte come piacere e orgasmo masturbatorio di manipolazione e di potere, per chiudersi con la desolazione di un uomo in ginocchio.
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