Regia di Elio Petri vedi scheda film
Dopo il controverso "a ciascuno il suo" e l'insuccesso ricevuto da "un tranquillo posto in campagna", Elio Petri ci regala quello che, a mio parere, è una delle pietre miliari non solo della cinematografia italiana, ma anche di quella mondiale, vincitore di moltissimi premi tra cui anche un paio di Oscar per il miglior film straniero.
Il film tratta di una storia nel complesso piuttosto semplice: uno stimato commissario di polizia decide di elevarsi al di sopra della legge, che lui rappresenta (o dovrebbe rappresentare), uccidendo la propria amante tagliandole la gola e comincia a disseminare ovunque prove che lo inchiodano e confermano il delitto commesso, ma nonostante ciò e davanti alle sue stesse confessioni, i suoi superiori anziché ascoltarlo e quindi riconoscerlo come colpevole, lo perdonano e anzi lo premiano anche. La pellicola è una chiara denuncia nei confronti del mondo non solo della polizia corrotta e delle sue conseguenti malversazioni, ma anche alla politica e il potere, qui visto come logoro, corrosivo e uno strumento di controllo sulla società, che come dice lo stesso protagonista è un diritto per le autorità e che giustifica gli atti di autoritarismo e repressione, perché il popolo è "minorenne" e ha bisogno di un "tutore" per svolgere le attività di vita pubblica, ma se per questo non si disdegna nemmeno il fatto che questo potere marcio e perverso si introfoli anche nelle nostre vite private e personali.
Del resto Gian Maria Volonté ancora una volta si conferma a essere uno degli attori italiani più espressivi e profondi del nostro cinema. Eccellenti anche la scenografia, la fotografia e soprattutto le musiche indimenticabili, che se non vado errando sono tra l'altro del grande Ennio Morricone
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta