Regia di Chad Stahelski vedi scheda film
"Non ho mai cercato l'efferatezza fine a se stessa, ho sempre privilegiato la poesia, l'eleganza dell'azione." - 23 ottobre 2009, John Woo
10 anni dopo...
"Si vis pacem, para bellum" - 21 maggio 2019, Winston, direttore del Continental a New York
C’era un tempo in cui i film action erano i Fast & Furious con The Rock e Vin Diesel e altre produzioni pecorecce intrise di patriottismo e machismo americano, oggi invece sono i John Wick con Keanu Reeves a sobillare il solipsismo del genere action che necessitava da tempo di una bella ventata d’aria fresca.
Baba jaga, Boogeyman, l’uomo nero, sono questi i soprannomi che si è guadagnato il temibile killer della mala John Wick, figura leggendaria e temuta dalle alte sfere della criminalità organizzata. La mitologia che gira attorno al noto assassino costruita sapientemente nel corso dei vari film, è volutamente macchiettistica e sopra le righe proprio per rendere credibile e spettacolare la sua storia, il suo mondo e i personaggi con cui interagisce nel corso delle sue furie omicide.
Ormai è entrato nell’immaginario collettivo John Wick che ammazza tutti solamente per la morte del suo cagnolino, tant’è che è diventato un meme per rappresentare la sua enorme forza e presunta immortalità filmica.
Il successo dunque del personaggio e del suo franchise va a Chaled Stahelski, stunt-man con un curriculum lungo e ricco di esperienze tra cui nella trilogia di Matrix dove faceva la controfigura per Keanu Reeves.
Nel 2014 decide così di mettersi in gioco con il suo amico stunt-man David Leitch per dirigere il primo capitolo di John Wick, che grazie al suo passato nel cinema action e da stunt-man, costruisce scene d’azione perfettamente coreografate e seguite da una macchina da presa ferma e stabile nell’inquadrare l’azione, un pregio che oggigiorno si fa sempre più raro.
La tecnica e lo stile che contraddistinguono i capitoli di John Wick rispetto agli altri film action contemporanei, è innegabile che sia anche nel montaggio, che non taglia l’azione, ma la segue in modo che risulti chiara, cinetica, visibile e realistica allo spettatore. La regia di Stahelski infatti ricorda molto quella del cinema orientale dove il pugno, il calcio, lo sparo sono realmente in esecuzione e non nascosti artificiosamente dal montaggio schizoide e iperdinamico hollywoodiano. Un altro aspetto in comune con i colleghi asiatici spicca anche nelle straordinarie coreografie che mette in scena il regista, che mischia le sparatorie di John Wick con tecniche di combattimento miste tra arti marziali e boxing occidentale.
Il connubio di tutti questi aspetti rendono l’azione in John Wick sempre creativa e versatile, tramutando le brutali uccisioni in una danza della morte instancabile ed estremamente divertente.
Ovviamente Chaled Stahelski non abbandona tutto all’azione, ma decide insieme allo sceneggiatore Derek Kolstad di costruire una storia di contorno valida nel rappresentare la furia della triste vendetta di John Wick, costruendogli attorno un microcosmo molto interessante che permette di caratterizzare ed approfondire il ruolo del protagonista nei vari film e di invogliare anche il pubblico a seguire una storia che sulla carta poteva sembrare banale e scontata.
Con il terzo capitolo intitolato PARABELLUM, che tradotto dal latino all’italiano significa “preparati alla guerra”, si riprende la storia di John Wick iniziata col primo e approfondita nel secondo, dove lo troviamo alle strette con l’ultimatum della scomunica ufficiale entro un’ora dal Continental, lega degli assassini, e dalla taglia sulla sua testa di 14 milioni di dollari piazzata dalla Gran Tavola, la più alta gerarchia della criminalità organizzata nel globo.
Avendo tutto il mondo contro e pochi alleati su cui contare, John Wick è costretto a trovare un modo per rimuovere la scomunica e ovviamente a uccidere tutti gli assassini che proveranno a riscuotere la sua taglia.
Indubbiamente la regia è più virtuosa che mai e le scene d’azione da cardiopalma, soprattutto l’inseguimento a cavallo a New York, il combattimento brutale a Chinatown e l’uso dei cani da combattimento dell’amica assassina Sofia nello scontro a Casablanca.
Confrontandolo con gli altri capitoli però, quest’ultimo mostra i primi sintomi della ripetitività delle vicende di John Wick che ormai sembra abbia un esito sempre scontato, nonostante la trama si espanda ulteriormente con nuovi personaggi e ambientazioni.
Un leggero squilibrio tra combattimenti e dialoghi si percepisce come nello scontro finale con i giapponesi nel Continental di New York che viene protratto a livelli troppo inverosimili. Il finale ravvisa anch’esso una dilatazione eccessiva funzionale alla voglia di produrre un sequel, che seppur parta da delle premesse molto intriganti, macchia una pellicola che poteva benissimo optare per un finale mozzafiato per concludere la trilogia.
Nonostante i difetti che segnalano la voglia da parte dei produttori di lucrare maggiormente sul successo del franchise, John Wick 3 Parabellum si conferma essere uno dei migliori film action degli ultimi anni grazie ad un team creativo che sa come costruire un buon prodotto d’intrattenimento con delle chiavi di lettura sia sul valore della vita e dell’iniquità della vendetta sia sul metacinema con particolare riferimento a Matrix.
Se il franchise mantiene alto il livello qualitativo come quello di Scream, allora ben venga andare al Cinema per un John Wick Capitolo 4 e divertirsi spensierati in sua compagnia.
Voto 8
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