Regia di Chad Stahelski vedi scheda film
John Wick è nuovamente in fuga... ed è la cosa che gli riesce di fare meglio.... almeno al suo alter ego Keanu Reeves, indispensabile non meno delle prime due occasioni per interpretare il ruolo del fascinoso assassino con cane, un pitbull tenerissimo e pacioccone che rinnega e mortifica la sinistra fama che le cronache hanno costruito su questa nuova razza costruita - pare - in laboratorio.
E che falcata tutta particolare ostenta l'attore, perennemente in fuga sotto una pioggia scrosciante che lo inzuppa fino al midollo!
Un passo altalenante e scomposto, due gambe leggermente storte verso l'interno che gli conferiscono un incedere tutto particolare, per chiunque altro goffo, mentre su di lui affascinante e di gran carattere: degno di un divo.
Una taglia da 14 milioni sta per entrare in vigore ed il tempo ormai stringe davvero pe arrivare in tempo in un luogo sicuro, isolato da chiunque possa minacciarlo, tentato dalla riscossione della pesante somma che grava sulla sua testa. Nemmeno l'ora in più che il titolare dell'hotel Continental gli concede, sembrerebbe bastare.
E quindi fuga sia, tra colleghi killer spietati ed abili non meno del nostro uomo, e tra i quali spicca la micidiale Sofia, splendida killer-femmina tutta nerbo e rancore, contornata da due micidiali ed assai obbedienti pastori tedeschi che le si affiancano attribuendole capacità altrimenti inarrivabili.
Forte di un incastro di personaggi rivenienti dai precedenti film (Laurence Fishburne e Ian McShane, quest'ultimo ambiguo titolare del Continental) e nuovi (oltre a Halle Berry citata sopra, troviamo anche Anjelica Houston nel ruolo della Direttrice martire della Gran Tavola), il terzo capitolo della saga John Wick non raggiunge certo il livello del secondo (e a mio avviso migliore) episodio, ma comincia anzi a denotare segni di una stanchezza latente che nemmeno una padronanza di regia e direzione (a cura ancora una volta dell'affidabile Chad Stahelski) riesce a tenere nascosta completamente.
Perfetta coordinazione, numeri di alta scuola stunt, per un action più cinofilo che cinefilo che ha il merito, tra gli altri, di riportare in luce la bellezza esemplare da anni un po' trascurata del pastore tedesco, qui sdoppiato nei due efficientissimi e obbedienti cani killer della Berry.
Quel che resta - in effetti non molto - è solo pura routine di lusso, girata con classe e mestiere da vendere, su una materia che esalta il ritmo nonostante si mantenga aderente alla più pura inconsistenza.
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