Regia di Massimiliano Bruno vedi scheda film
A tutti gli effetti un film-parodia (di quelli che però in Italia si facevano una volta) il nuovo film di Massimiliano Bruno si avvale in sceneggiatura dell’aiuto di Nicola Guaglione, coadiuvati a loro volta da Andrea Bassi e dal fumettista Menotti (vero nome Roberto Marchionni), e contamina con (estrema) leggerezza svariati generi, dalla commedia (ovviamente) al poliziesco e al noir fino a puntate di fantasy per concludere con anche una spruzzata di commedia erotica anni’70 (grazie al fisico generosissimo di Ilenia Pastorelli) ma, su tutto, aleggia soprattutto lo spettro del seminale Non ci resta che piangere della coppia Troisi/Benigni (omaggiato nello stesso titolo del film) e dell’Hollywoodiano Ritorno al Futuro (citato direttamente nella pellicola) di Spielberg & Zemeckis.
In Non ci resta che il crimine a finire indietro nel tempo sono un gruppo di amici perditempo, Sebastiano (Alessandro Gassmann) e Giuseppe (Gianmarco Tognazzi) che, guidati da Moreno (Marco Giallini), mitomane della Banda della Magliana, cercano di fare soldi organizzando sconclusionati Tour delle loro azioni criminali che, attraversando un portale temporale si ritrovano nella Roma del passato durante i Mondiali di Spagna del’82 finendo per attirare le attenzioni proprio di Renatino De Pedis e della banda della Magliana.
Una commedia poco incasellabile nell’odierno panorama italiano e di cui l’argomento di riferimento, che intende parodiare con ironia gesta e protagonisti, è ovviamente quella della famigerata banda e della Roma criminale degli anni’70, a partire proprio dal Romanzo Criminale nato dalla penna di Giancarlo de Cataldo prima e poi al cinema con il film di Michele Placido e, successivamente, anche con la serie TV (di cui il film di Bruno condivide alcuni interpreti in un cortocircuito meta-cinematografico probabilmente voluto) in un lavoro di contaminazione tra commedia e i polizieschi all’italiana di una volta conosciuti anche come “poliziotteschi”, film che prendevano spunto dalla cronaca nera dell’epoca per poi enfatizzarli, guadagnandoci, sul grande schermo, omaggiati fin dalla sigla iniziale e rievocati anche dalla colonna sonora fino all’uso dello split screen o dalle improvvise zoomate, ma fruttando però anche una certa grammatica più leggera presa di peso dai film, sempre dell’epoca, con protagonista ad esempio il “monnezza” di Tomas Milian
Convincente invece la prova di un cast omogeneo e sorprendente, anche se prende quota pian piano e in misura dell’entrarta in scena di Edoardo Leo e del suo Renatino, e quindi dell’inizio dell’azione e della commedia degli equivoci, anche se non sempre equilibrata a dovere e che centra completamente i suoi obiettivi. Su tutti Gianmarco Tognazzi e Ilenia Pastorelli, ex-gieffina prestata al cinema che si sta costruendo tutta una carriera cinematografica con il personaggio della borgatara sensuale e svampita che anche gli riesce decisamente bene, per carità, ma che forse sarebbe anche ora di cambiare con qualcosa di nuovo.
Da annotare anche lo stesso regista che interpreta nel film il facoltoso e geniale amico d’infanzia del trio, ritrovato ancora bambino negli anni'80.
VOTO: 5,5
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