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Non ci resta che il crimine

Regia di Massimiliano Bruno vedi scheda film

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La recensione su Non ci resta che il crimine

di alan smithee
4 stelle

Tre amici nullafacenti, si inventano un tour turistico che possa far vivere al partecipante, le tappe che resero folgorante e piena di emozioni la carriera criminale del famigerato gruppo banditi nota come "Banda della Magliana", attiva nella capitale dalla metà degli anni '70, fautori indisturbati di colpi e rapine in tutta la capitale.

Tuttavia proprio nel momento in cui tutto sembra poter partire, i tre, incontratisi con un quarto loro vecchio compagno, a differenza di loro arricchitosi grazie al suo geniale intuito, si ritrovano catapultati tramite un passaggio di uno sgabuzzino di un bar, direttamente nel passato: nella capitale dell'epoca dei Mondiali del 1982, quando, proprio in quello stesso bar, i boss della banda segnavano il bello ed il cattivo tempo.

Ne capiteranno di tutti i colori, come è intuibile - sin troppo ahimè - intuire, anche grazie ai viaggi nel tempo e ai paradossi temporali che una folta cinematografia, capitanata dalla gloriosa trilogia americana di Ritorno al futuro, ci ha insegnato solo in questo ultimo trentennio.

Con la regia un po' consueta di un habitué della commedia facile e scontata di costume, un Massimiliano Bruno anche interprete di uno dei quattro malcapitati viaggiatori nel tempo, Non ci resta che il crimine si impegna più che altro a impastare i punti di forza e le moine tipiche dei quattro/cinque principali attori coinvolti, che ripetono ancora una volta ed un po' pedissequamente ognuno il proprio abituale verso, senza peraltro fornirci altri veri spunti che ci consentano di attribuire un minimo di freschezza al racconto che ci viene presentato.

Nel gruppo di comunque assai validi interpreti coinvolti, è bene senza dubbio citare la performance di Edoardo Leo, divertita certo, ma anche inquietante, per la capacità dell'attore, quasi sempre altrove in zona farsesco-comica, di connotare stavolta il suo losco e virulento personaggio, di toni cupi e violenti oltre ogni plausibile apparenza, in modo sottilmente semiserio. Ma il migliore della "banda" è stavolta, senza dubbio alcuno, il qui ottimo Gianmarco Tognazzi, costretto a mimare espressioni di costrizione ed impotenza a cui il suo personaggio "sacrificale" lo conduce: la sua, è la vera performance che vale su tutte.

Quanto alla splendida Ilenia Pastorelli, l'attrice non fa che riproporsi nell'ennesimo cliché di femmina fatale e di (finta) oca che sino ad ora ha circoscritto e caratterizzato la propria ancora breve e un po' monocorde carriera di interprete.

Il film appare trascurare blandamente ed imprudentemente il fatto che una rappresentazione così pecoreccia e ridanciana di un gruppo di malviventi che semino' disordine e terrore in tutto il Paese, procura ad un quadro storico in tal modo deviato e addolcito, incurante di un contesto ben più drammatico e serio addentro al quale ci sarebbe ben poco da fare ironia e comicità smargiassa. 

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